Svezia e Finlandia, pur di entrare nella Nato, accettano di consegnare a Erdoğan qualche decina di curdi rifugiati. I governi europei continuano a illudere l’Ucraina che vincerà la guerra e preparano il business della ricostruzione. Gli Usa. intanto, fanno di tutto per coinvolgere una debolissima Europa in una guerra mondiale contro Russia, Cina e India. La conseguenza di tutto ciò è uno scenario di brutalizzazione e violenza che non siamo in grado neppure di immaginare: del resto anche la vita di ogni giorno in Ucraina resta lontana, profondamente straniera. Già, stiamo difendendo l’aggredito. Come riconoscere e alimentare speranza in questo oscuro scenario?
La valenza etica del difendere l’aggredito si svela ora nella sua finzione in una serie di atti non conseguenti.
Svezia e Finlandia, pur di entrare nella Nato, accettano di consegnare a Recep Tayyip Erdoğan qualche decina di curdi che si erano rifugiati in quei luoghi freddi e non certo per scelta.
La Nato, a sua volta, approfitta della paura e fa espandere ancora una volta, come durante la guerra fredda, la presenza di militari statunitensi in Europa, in chiave anti-russa, ma soprattutto anti-cinese (e in contrasto con l’espansione commerciale e politica di quest’ultima in Africa e Medio Oriente).
L’Ucraina viene sacrificata e sarà costretta a trattare a breve (dalle vittorie russe, ma anche dai suoi stessi sedicenti alleati): la si continua a illudere che potrà vincere la guerra (pur di proseguire a spacciarle le nostre armi), mentre in Occidente già si leccano i baffi sui guadagni della ricostruzione (che la trasformeranno in un vero e proprio protettorato occidentale a tutti gli effetti).
Gli Usa si preparano a coinvolgere l’Europa nella Terza guerra mondiale contro i tre imperi asiatici (Russia, Cina e India).
Un’Europa totalmente succuba verso l’esterno e che cerca di rivalersi al suo interno su stati nazionali in coma profondo: governi debolissimi, votati da minoranze di elettori (le maggioranze ormai si astengono ovunque e in massa, decine e decine di milioni di cittadini che smettono di esistere politicamente), con parlamenti divisi e litigiosi e partiti che curano solo i loro interessi di parte e a brevissimo termine.
Una politica che si trova finalmente di fronte ai problemi che ha creato e che ha sempre preferito affrontare solo attraverso compromessi, mistificazioni e ritardi. E continua a farlo: l’abbandono del fossile viene continuamente spostato e rinviato, procede il greenwashing fra le aziende, si continuano a propagandare pil e crescita come valori e chi manifesta contro il cambiamento climatico con azioni dirette (e non più solo con petizioni e cortei) viene rimosso e represso dalle forze di polizia, quando non dagli stessi camionisti e automobilisti infuriati.
Il sistema occidentale si sta ulteriormente chiudendo su se stesso e si prepara – come già in passato, ma con mezzi e potenziali ben più distruttivi – a divorare l’umanità intera con il pretesto di proteggerla e difenderla, realizzando su scala globale esattamente quel che sta già di fatto realizzando negli ultimi mesi a spese dei poveri ucraini, avamposto tragico e profetico delle sorti prossime di tutti noi.
É uno scenario di brutalizzazione e violenza che non riusciamo neppure a immaginare, così come – al di là dello spettacolino televisivo – già ora non riusciamo con quel che sta accadendo ogni stanco e terribile giorno di guerra in quelle terre, solo retoricamente vicine, ma in realtà ancora lontanissime e profondamente straniere. Il distacco e la separazione tra chi vive già ora la guerra e chi, come noi, si sente ancora “in pace”, permane e si rafforza nella sua insuperabile consistenza. La nostra angoscia crescente, che pur proviamo – sapendo di loro -, non è commensurabile al terrore ed alla disperazione che quelli vivono, e che ci attende, come un Moloch che ora già ci ghigna addosso, spietato e inesorabile.
Fonte: comune-info
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