La Cina sta costruendo la più grande fabbrica mondiale di “idrogeno verde” a energia solare nello Xinjiang come parte dei suoi sforzi per ridurre le emissioni di carbonio , hanno riferito i media statali. Il progetto a Kuqa, nel sud della regione, utilizza fonti di energia rinnovabile, tra cui l’energia solare ed eolica, per produrre idrogeno che può poi essere liquefatto e trasportato per lunghe distanze attraverso gasdotti e aiutare a far fronte alla carenza di energia nelle parti più popolate del Paese. La fabbrica, costruita nell’ambito del piano nazionale per il picco di emissioni di anidride carbonica, è progettata per produrre 20.000 tonnellate di idrogeno all’anno.
L’“idrogeno verde” viene prodotto utilizzando l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili per scomporre l’acqua nei suoi due elementi costitutivi di idrogeno e ossigeno. Questa fonte di energia più pulita è progettata per sostituire “l’idrogeno grigio”, che utilizza combustibili fossili invece di quelli rinnovabili, e dovrebbe ridurre le emissioni annuali di anidride carbonica di circa 500.000 tonnellate, secondo un rapporto dell’emittente statale CCTV. Il sito è attualmente in costruzione e i pannelli solari copriranno un’area di oltre 630 ettari (1.560 acri), equivalente alla dimensione di oltre 900 campi da calcio.
“La regione dello Xinjiang è ricca di risorse di luce solare, il che la rende un luogo perfetto per esplorare la produzione di idrogeno verde. Il costo della produzione di idrogeno da elettrolisi fotovoltaica è di soli 18 yuan (2,67 dollari USA) per chilogrammo”, ha detto alla CCTV Cao Jie, un manager di Sinopec che lavora nel sito. Ling Yiqun, un altro manager del colosso energetico statale, ha aggiunto: “Stimiamo che in futuro l’intera industria energetica creerà un mercato con una dimensione di oltre 100 miliardi di yuan (US $ 14,8 miliardi) sostituendo l’idrogeno grigio con idrogeno verde”.
Li Bo, della National Energy Administration, ha detto alla CCTV che le batterie a combustibile a idrogeno presentano vantaggi se utilizzate nei veicoli grazie alle loro prestazioni elevate e alla lunga autonomia operativa. Un chilogrammo di idrogeno potrebbe produrre la stessa quantità di calore di 4 litri (1 gallone) di benzina e il costo dovrebbe diminuire man mano che diventa più ampiamente utilizzato.
Pechino ha pubblicato un piano all’inizio di questo mese per incoraggiare la produzione di idrogeno verde. “In futuro, la produzione di idrogeno dall’elettrolisi dell’acqua diventerà il carico più grande del sistema elettrico, rappresentando oltre il 20% del consumo totale di elettricità”, ha detto Dai Jianfeng, vice capo ingegnere dell’Electric Power Planning Design General Institute CCTV.
L’idrogeno potrebbe aiutare a risolvere lo squilibrio geografico del Paese nella produzione e consumo di energia. “Le risorse energetiche rinnovabili sono concentrate nel nord-ovest della Cina, mentre gli impianti ad alto consumo energetico e la maggior parte dei veicoli con batterie a celle a combustibile si trovano nella parte orientale”, ha scritto Cui Zhiguang in un articolo pubblicato sulla rivista Industry Perspective il mese scorso. “L’energia in eccesso nella parte occidentale, una volta convertita in idrogeno, potrebbe essere inviata nella Cina orientale attraverso i gasdotti esistenti, alleviando così i vincoli energetici”.
South China Morning Post, 13 agosto 2022
Trattore cinese a idrogeno e guida remota.
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Il costo di produzione di un elettrolizzatore in Cina è molto inferiore rispetto a quello degli stessi impianti realizzati in Europa, ed appare quindi più che probabile che i produttori della Repubblica Popolare possano presto iniziare ad esportare i loro manufatti nel Vecchio Continente, dove però la recente iniziativa di Bruxelles a sostegno dell’idrogeno costituisce un vero e proprio ‘game changer’ in grado di far abbassare notevolmente i costi di produzione dell’H2.
Sono questi gli aspetti più rilevanti della lunga intervista rilasciata da Kobad Bhavnagri, Global Head of Industry and Building Decarbonization di BloombergNEF (BNEF – divisione del colosso americano dell’informazione finanziaria Bloomberg) alla testata tedesca (in lingua inglese) Clean Energy Wire.
“Secondo le nostre ricerche, il costo di un elettrolizzattore sul mercato cinese è inferiore dell’80% a quello applicato in Europa. Questo ovviamente rende molto più conveniente produrre idrogeno verde in Cina, ma apre anche alla possibilità che i produttori della Repubblica Popolare possano iniziare ad esportare i loro prodotti all’estero, arrivando presto a dominare il mercato come già avvenuto nel settore dei pannelli solari” ha spiegato Bhavnagri.
Nonostante questa leadership cinese nei costi di produzione, rispetto all’Europa ma anche al Giappone e agli Stati Uniti, l’analista di Bloomberg ha però rilevato che nel Paese asiatico non si riscontrano al momento molte altre attività relativa allo sviluppo dell’idrogeno, a parte la produzione di fuel cell. “Da questo punto di vista l’Europa è molto più avanti con vari progetti pilota sull’utilizzo dell’idrogeno in diverse applicazioni e soprattutto nell’industria pesante, segmento in cui riteniamo che l’idrogeno possa esprimere al meglio le sue potenzialità come fattore di decarbonizzazione. Ma anche in altri ambiti, come lo stoccaggio di energia e la mobilità, nel Vecchio Continente per ora le cose stanno procedendo più rapidamente che in Cina (dove però le corporation nazionali stanno siglando alleanze con specialisti europei per sviluppare il settore dell’H2; ndr).
Ma la vera domanda, secondo Bhavnagri, è se i produttori europei di elettrolizzatori riusciranno ad abbattere il costo finale dei prodotti avvicinandosi ai prezzi cinesi. “Se non ci riusciranno, secondo noi gli scenari possibili sono due: nel primo caso i produttori cinesi inizieranno ad esportare in Europa, diventando presto leader di mercato. Nel secondo, le aziende europee attive in questo settore inizieranno a delocalizzare la loro produzione proprio in Cina, sfruttando il basso costo della manodopera locale”.
Lo stesso Bhavnagri non è in grado di predire se i produttori europei di elettrolizzatori saranno davvero in grado di far scendere i prezzi fino ai livelli cinesi, “ma certo è che la forza della concorrenza li spingerà a farlo per non essere sopraffatti dai loro competitor asiatici”.
In questo scenario esiste poi una nuova, e potente, variabile, ovvero la strategia europea dell’idrogeno, varata lo scorso 8 luglio e in grado di “cambiare completamente le previsioni”. Nel precedente Hydrogen Economy Outlook di BloombergNEF, infatti, la società si era dimostrata dubbiosa, quando non scettica, sul verificarsi di uno scale-up dell’industria europea dell’idrogeno e sulla reale possibilità di raggiungere i target di costo prefissati, “ma l’azione di Bruxelles da sola può superare il volume di investimenti e produzione che noi avevamo stimato come necessario per ottenere l’auspicata riduzione dei costi dell’idrogeno verde”.
Con questa iniziativa, quindi, “l’Europa potrebbe davvero riuscire, con le sue sole forze, a potenziare l’industria dell’idrogeno tanto da ottenere una notevole riduzione dei costi. Certo – conclude Bhavnagri – “esiste un margine di incertezza: il piano tedesco per l’idrogeno è il più concreto, perché già finanziato con 9 miliardi di euro, mentre la Commissione non ha ancora stanziato i fondi necessari ad implementare la sua ‘strategy’, attendendo l’impegno diretto dei singoli Stati membri le cui tempistiche di reazione, su questo tema, al momento non sono note”.
Ma se l’iniziativa europea dovesse essere attuata pienamente, “potrebbe fare nascere davvero un’economia dell’idrogeno nel Vecchio Continente”.
Fonte: Hydronews
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