Gli astronomi sono riusciti a catturare l’immagine più nitida fino ad oggi della colossale stella R136a1, la più grande stella mai trovata nell’universo. La stella era stata osservata in precedenza con il telescopio spaziale Hubble e altri telescopi terrestri, ma mai con sufficiente chiarezza. La nuova osservazione ha raggiunto una risoluzione tre volte migliore di quella di Hubble e leggermente migliore del nuovo James Webb Large Space Telescope.
L’osservazione, effettuata con il telescopio Gemini South International Telescope di 8,1 metri di diametro in Cile, porta alla nuova stima che la stella mammut in questione, situata a circa 160.000 anni luce dalla Terra, nella Nebulosa Tarantola nel Grande Nefos di Magellano (un galassia nana vicino alla nostra), ha una massa “solo” da 170 a 230 volte quella del Sole, non 250-320 volte come la stima precedente. Anche così, rimane la più grande star conosciuta.
Gli scienziati ancora non capiscono appieno come si siano formate stelle così grandi, con una massa almeno 100 volte quella del nostro Sole. Tali stelle giganti sono solitamente nascoste nei cuori “densi” di ammassi stellari ricoperti di polvere.
Sono anche di breve durata e muoiono giovani, avendo bruciato il loro combustibile nucleare in pochi milioni di anni (in confronto il Sole non ha nemmeno completato la metà della sua vita prevista di 10 miliardi di anni). Gli elementi chimici più pesanti dell’elio nell’universo vengono creati durante la catastrofica morte esplosiva di stelle almeno 150 volte la massa del Sole.
I ricercatori, guidati da Venu Kalari del NOIRLab della US National Science Foundation e dal Dipartimento di Astronomia dell’Università del Cile, hanno realizzato la pubblicazione rilevante sulla rivista di astrofisica “The Astrophysical Journal”.