Onu: 22 milioni di persone a rischio carestia nel Corno d’Africa a causa della siccità

“Le cose sono cambiate, e, con la guerra alle porte dell’Europa, deputati e senatori italiani il 16 marzo di quest’anno si sono rimessi agli impegni con la Nato per giustificare una decisione drastica. Nel 2028, si prevede che i fondi destinati agli armamenti ammonteranno a 38 miliardi. Secondo l’osservatorio sulle spese militari Mil€x, nel 2022 la spesa sarà di circa 26 miliardi: parliamo perciò di una crescita di 12 miliardi di euro all’anno. Il che equivale, a regime, a 104 milioni al giorno.”

Si parla molto in questi giorni di campagna elettorale sbrigativa per dare “forma istituzionale” al commissariamento permanente del Paese – considerato il suo abnorme debito pubblico – di 14 milioni di italiani in povertà. Da destra a sinistra con promesse assurde e a dir poco ingannevoli si cercherà di conquistare il voto di questa massa di italiani “poveri”. Un sociologo “televisivo” e consigliere partitico propone alla “sinistra” in cerca di bacino elettorale, di partire alla rinascita del suo passato splendore da questa “classe” di poveri.

Per evitare il peggio nel generoso, disgraziato e martoriato Corno d’Africa — dove le nostre responsabilità storiche e attuali sono immense — bastano 4, solo 4 giorni di spese militari di questa nostra settima potenza economica mondiale!

L’Onu lancia un drammatico appello per aiuti a circa 22 milioni di persone in Kenya, Somalia ed Etiopia, a rischio di morire di fame. La situazione di estrema povertà nel longanime cosiddetto Corno d’Africa è peggiorata, dopo le conseguenze della guerra in Ucraina e l’impossibilità di esportare cereali, e la perenne siccità.

Secondo il World Food Program (WFP), un’agenzia delle Nazioni Unite, dopo quattro anni senza piogge, la regione rischia una “catastrofe” nel 2022, poiché il numero di persone a rischio di carestia è aumentato dai 13 milioni stimati all’inizio del anno, a 22 milioni.

La siccità che colpisce questi paesi è la peggiore degli ultimi 40 anni e ha costretto circa 1,1 milioni di persone a lasciare le proprie case, perdendo mandrie e raccolti, in cerca di cibo e acqua.

Il capo del Programma alimentare mondiale, David Beasley, ha sottolineato che “il mondo deve agire ora per proteggere le comunità più vulnerabili dalla minaccia di una diffusa carestia nel Corno d’Africa. Non si può prevedere quando finirà questa crisi di siccità e dobbiamo garantire le risorse per salvare vite umane e proteggere le persone dalla devastante situazione della fame”.

Già all’inizio del 2022, il WFP ha messo in guardia sul problema in questa regione dell’Africa, che soffre da tempo, invitando i donatori ad agire per proteggere le persone dalla carestia. Tuttavia, dopo l’invasione russa dell’Ucraina e l’impossibilità di inviare grano, nonché la crisi energetica, la situazione è peggiorata, in una certa misura anche per il fatto che il disastro umanitario e le ondate di profughi hanno distolto l’attenzione dall’Africa.

Va anche notato che ci vorranno mesi prima che l’accordo raggiunto sulle esportazioni di grano dall’Ucraina dia i suoi frutti, con le navi già in partenza dai porti del Mar Nero.

Dalla metà dell’anno, con piogge quasi assenti in Kenya, Etiopia e Somalia, il numero delle persone in condizioni di estrema necessità è passato da 13 a 20 milioni e si prevede che entro settembre supererà i 22 milioni.

“E questi numeri continueranno a crescere, la gravità della crisi diventerà sempre maggiore se la prossima stagione delle piogge non arriverà in tempo”, sottolinea il Programma alimentare mondiale nel suo annuncio. “I bisogni aumenteranno anche nel 2023, mentre il problema è più grande e più grave in Somalia”, dove 15 milioni di persone sono già affamate, ha aggiunto.

Secondo il WFP, nei prossimi sei mesi sono necessari 418 milioni di dollari per evitare il peggio.

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I progetti internazionalisti della sinistra appaiono oggi inadeguati rispetto alle prassi politiche e ai dissensi che emergono all’interno stesso dei partiti in tutto il mondo. E tuttavia, mentre le ineguaglianze di ricchezza non smettono di aumentare in un mondo sempre più polarizzato, l’ideologia liberale si radica nelle menti come unica prospettiva sociale ed economica. In quest’opera, Immanuel Wallerstein traccia il bilancio delle politiche della sinistra, da quelle dell’epoca passata dei grandi ideali fino a quelle di oggi, nel cuore della crisi mondiale del capitalismo. E sottolinea l’urgenza della creazione di una sinistra globale e unita per porre fine al dominio plurisecolare del capitale.