La guerra in Ucraina è arrivata dove doveva arrivare: allo scontro nucleare. «A tutti coloro che in questi mesi hanno sostenuto l’invio di armi all’esercito ucraino – scrive Guido Viale – avevamo chiesto: dove pensate di arrivare? E che cosa significa vittoria? Ritiro dell’esercito russo? Destituzione di Putin?… Il vizio di fondo delle posizioni pro armi è aver posto come unica alternativa alla vittoria la resa; senza voler vedere che in mezzo c’è, la possibilità e la necessità di promuovere una mediazione…».
Non esistono termini di mediazione quando il conflitto è per il dominio e il possesso delle fonti di energia disponibili e quelle future!
Dalla gestione politica del conflitto fra Usa (Occidente collettivo) da una parte e Federazione Russa dall’altra parte (con molti altri attori alla finestra) con relativi spazi di manovra diplomatica e di dialogo sotterraneo, si è passati alla pura e inevitabile gestione militare. Dal gioco di soldatini ignari, mercenari professionisti, neonazisti esaltati, un popolo da lungo tempo martoriato e diviso e il suo Paese distrutto come campo di battaglia e fatto a pezzi, si è passati alla minaccia di distruzione reciproca totale. Dalla guerra lampo alla guerra permanente con esiti del tutto imprevedibili.
Il “Generale Inverno” è vicino alle nostre porte e finestre chiuse, alle nostre città deserte e impaurite dalla violenza dello scontro fra l’élite dominanti per il dominio e possesso delle fonti di energia disponibili e quelle future. La transizione ecologica/energetica che la crisi irreversibile del sistema/economia-mondo ci ha imposto doveva essere una festa di popolo per le giovani generazioni e una grande occasione di ripensamento e perdono per la nostra che si avvia verso la partenza. Non sarà più così.
AD