Le debolezze del modello di business tedesco si riflettono nel caso del gigante chimico, la BASF, che ha annunciato che ridurrà significativamente le sue attività in Europa e soprattutto in Germania e investirà in modo significativo negli Stati Uniti.
Il miracolo economico della Germania è allo sfascio perché il suo modello di business si sta dimostrando completamente dipendente dall’energia russa a buon mercato, e con l’energia russa sparita, anche l’industria tedesca sta scricchiolando. Le sue debolezze intrinseche si riflettono nel caso del colosso chimico tedesco, l’iconica BASF, che da qualche settimana ha annunciato che limiterà significativamente le sue attività in Europa e soprattutto in Germania e investirà in modo significativo negli USA. E ovviamente la causa è la crisi energetica che ha bloccato molte imprese tedesche e ha stimolato un’intensa riflessione sulla fattibilità del modello di business tedesco.
La produzione nelle industrie tedesche ad alta intensità energetica è diminuita del 10% dall’inizio dell’anno.
Come sottolinea Clemens Fuest, capo dell’istituto economico Ifo, in pratica ciò significa che 1,5 milioni di lavoratori in Germania sono impiegati in industrie sotto forte pressione. La situazione è più generale nel paese. Le industrie e le imprese in tutta la Germania stanno lottando dall’estate per adattarsi alla scomparsa del gas russo. Abbassano le luci, sostituiscono il gas con il petrolio e, nel peggiore dei casi, riducono la produzione. E non pochi potrebbero seguire le orme di BASF e spostare le unità di produzione in altri paesi dove l’energia costa meno. Descrivendo epigrammaticamente il problema della Germania, Constanze Stelzenmüller, direttrice del Centro Stati Uniti ed Europa presso la Brookings Institution, sottolinea che la Germania è un caso di un paese occidentale che ha scommesso sulla globalizzazione e l’interdipendenza e ora ne sta subendo le conseguenze. La più grande economia europea, sottolinea, “ha affidato la sua sicurezza agli Usa, il suo sviluppo alla Cina attraverso le sue esportazioni e il suo fabbisogno energetico alla Russia”. E ora è insopportabilmente vulnerabile all’inizio del 21° secolo, di fronte a una feroce concorrenza per l’approvvigionamento energetico e alle tattiche di nemici e amici che trasformano l’interdipendenza in un’arma contro tutto e tutti. In effetti, il gigante BASF incarna ciò che ha sottolineato la signora Stelzenmüller.
Molti tedeschi stanno facendo proprio questo e chiedono una revisione generale del paradigma economico del paese su tutto, dalla deregolamentazione alla sua politica di immigrazione. Parlando al FT, il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha affermato inequivocabilmente che “il modello di business tedesco deve cambiare, poiché era basato su energia a basso costo, un’abbondante forza lavoro qualificata e mercati aperti per i prodotti tedeschi ad alta tecnologia”.
Fonte: stampa estera