Il mondo, dalle sponde orientali del Mar Nero e del Mediterraneo all’India e alla Cina, è ora visto come una regione di instabilità, povertà e sfollamenti violenti. Gli storici, tuttavia, ci ricordano che ciò che vediamo ora è solo una fase della Storia. In Oriente fiorirono grandi civiltà, imponenti metropoli e innumerevoli reti commerciali, mentre nacquero codici etici e regole di vita pratica intrecciati con le religioni più influenti del mondo.
Come racconta magnificamente Peter Frankopan, Professore di World History all’Università di Oxford nel suo libro “Le nuove vie della seta” (Mondatori, 2021), oggi Jalalabad e Herat in Afghanistan, Fallujah e Mosul in Iraq o Aleppo possono essere in Siria per essere trattati come sinonimo di fondamentalismo e violenza religiosa, ma c’è stato un passato in cui città come queste erano centri animati di cultura ad alto contenuto di radiazioni.
Contrariamente agli stereotipi e ai pregiudizi che dominano oggi, sottolinea Frankopan, le conquiste islamiche hanno stabilito da tempo un ordine mondiale, che ha trovato le sue basi nella fiducia in se stessi, nell’apertura mentale e in un appassionato zelo per il progresso. L’ordine prevaleva, i mercanti potevano arricchirsi, gli studiosi godevano di rispetto e si potevano discutere opinioni diverse.
Mentre il mondo musulmano godeva dei frutti dell’innovazione e del progresso, l’Europa cristiana languiva in gran parte nella desolazione, nella mancanza di risorse e nell’interesse per la conoscenza e le nuove idee. Zeloti come Sant’Agostino hanno combattuto senza sosta la scienza e la ricerca, sostenendo che la curiosità non era altro che una malattia.
Le cose si stavano muovendo nella direzione opposta a quella che vediamo oggi. I fondamentalisti non erano i musulmani, ma i cristiani, e le persone di mentalità aperta vivevano in Oriente e non certo in Europa, ci dice Frankopan. Per secoli “i centri mondiali di eccellenza intellettuale, Oxford e Cambridge, Harvard e Yales, non erano in Europa o in Occidente, ma a Baghdad e Bactra, Bukhara e Samarcanda”.
Le strade dell’Oriente, poi, portarono in Occidente non solo la seta o la pelliccia, ma anche la scienza, la generosità e la tolleranza. Quest’ultima non può vantarsi che la ricchezza o la prosperità siano sue o anche solo dei suoi figli.
La democrazia è un valore assoluto, è autostima, non un mezzo. È il modo in cui vogliamo vivere da pari e decidere il nostro destino.
Se, però, l’Europa può giustamente essere orgogliosa, è che la Repubblica è nata e si è radicata sul suo suolo. Il nostro Stato si chiama Democrazia perché il potere non è esercitato da pochi cittadini, ma da tutto il popolo, scriveva con orgoglio Tucidide. Il governo del popolo, quel meccanismo magico che trasforma i sudditi in cittadini, e che permette a tutti di avere un’opinione sui beni comuni, era così amato solo in Occidente.
L’Oriente, nonostante le sue ricchezze e le sue cose buone, non fu affascinato dalla Repubblica. Adorava l’autocrazia e i re come dei e padroni allo stesso tempo. Tuttavia, come la seta e la pelliccia, anche il fascino del potere assoluto ha trovato la sua strada in Occidente poiché molti uomini potenti europei sembrano aver invidiato la vita vissuta dalle loro controparti in Oriente. Per secoli, anche in Occidente, l’autocrazia è diventata sinonimo di comando divino.
E quando la Repubblica è tornata nelle terre dove è nata, sono tornate le tentazioni. Molti la deridevano, la disprezzavano e la disprezzano ancora. I potenti, sostenuti da amici potenti, tollerati da cittadini timorosi e privati contenti di “pane e spettacoli”, non si rendono conto che la Democrazia è autostima, non un mezzo. È il modo in cui vogliamo vivere da pari e decidere il nostro destino, “glorificato il consiglio e la città”, come direbbero gli Ateniesi.
La democrazia in Occidente è un valore assoluto. Qui odiamo la tirannia e i tiranni, anche i migliori. Sic Sempre Tyrannis! “Così sempre con i tiranni”, si dice siano state le ultime parole udite da Giulio Cesare. In America la frase ispirò i rivoluzionari della Convenzione della Virginia nel 1776, che proposero che facesse parte del sigillo del Commonwealth. In Oriente probabilmente avranno ancora difficoltà a capirlo.
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* Nikos Marantzidis è professore di Scienze Politiche presso l’Università della Macedonia.
Fonte: kathimerini.gr, 01-01-2023