La sindrome di Pinocchio 4. Meta-verità e fake news nella caverna di Platone

 

Quali sono le condizioni antropologiche e tecnologiche per l’imposizione, nel corso del XXI secolo, del pan-impero delle fake news e della cupa “realtà” della democrazia dello spettacolo? Il mirabile meccanismo cerebrale e mentale che ci permette di vedere dà origine anche alle nostre solite illusioni visive: una serie infinita di percezioni imprecise, vaghe o addirittura illusorie sul mondo visibile. Un fondato interrogativo sulla “realtà” degli oggetti visibili, formulato per la prima volta esplicitamente da Platone.

 

Perché la maggior parte delle persone, pur di solito scettiche e sospettose, accetta con grande facilità le “spiegazioni” più irreali e le “notizie” più prive di fondamento per gravi “fatti” socio-politici, economici, storici, naturali o soprannaturali, architettate dai più oscuri “sacerdozi” e diffuse liberamente su Internet e in modo più selettivo rispetto ai media?

Un mese fa abbiamo iniziato a esaminare in dettaglio come la moderna ricerca scientifica tenta di illuminare la falsa coscienza, ovvero il bisogno umano senza tempo e universale di ricorrere a bugie, inganni e comportamenti ingannevoli intenzionali. Sebbene, come abbiamo visto, queste pratiche ingannevoli non siano affatto tratti esclusivamente umani, la nostra capacità mentale altamente sviluppata di ingannare — consciamente o inconsciamente — non solo i nostri simili ma anche noi stessi è un privilegio biologico tipicamente umano, cioè un privilegio biologico con caratteristiche altamente sviluppate della nostra specie (leggi i tre articoli precedenti cliccando i rispettivi link messi di seguito).

La sindrome di Pinocchio

Sindrome di Pinocchio 2. Pseudologia nera e bianca

La sindrome di Pinocchio 3. Rilevamento tecnologico della menzogna

Se, come suggeriscono tutte le indicazioni, la capacità di contraffazione e autoinganno della nostra specie è davvero unica, allora come influisce sul modo in cui percepiamo e viviamo le nostre esperienze quotidiane e la nostra realtà socio-politica? E in che modo l’odierno diluvio di notizie false e meta-verità co-plasma la “meta-realtà” virtuale all’interno della quale si svolgono le vite private e sociali delle persone moderne?

Un’allegoria molto illuminante della condizione umana, una famosa e intramontabile “metafora” sia per i nostri limiti mentali insiti nell’appropriazione cognitiva della realtà empirico-fisica, sia per gli (insormontabili?) ostacoli che si presentano ad ogni nostro passo verso la consapevolezza e l’autocoscienza della nostra situazione epistemologicamente paradossale fu formulata da Platone 2500 anni fa.

Per descrivere la condizione umana paradossale (consapevolmente) e dolorosa (mentalmente) della simultanea coesistenza di falsità e verità, Platone ricorre all’allegoria della caverna, un esperimento mentale molto suggestivo che, sotto forma di mito filosofico sull’imperfezione di conoscenza sensoriale , è descritta nella sua opera principale “State” (514a-517a).

I prigionieri di idoli nella caverna di Platone

In una caverna sotterranea e buia ci sono alcune persone imprigionate ancora da bambini, immobilizzate con catene che a causa loro possono solo guardare continuamente una piccola parete della caverna di fronte a loro. Dietro a questi prigionieri è stato costruito un muretto che nasconde un corridoio nel quale si aggirano varie persone che trasportano vari oggetti (statue, figure lignee di animali, ecc.), mentre a una certa distanza dietro e abbastanza in alto nel corridoio una grande torcia proietta alcuni ragi di luce su questa miserabile prigione.

La disposizione di questi oggetti all’interno della caverna sotterranea permette ai prigionieri immobilizzati di vedere sul muro davanti a loro solo le ombre delle persone e degli oggetti che trasportano mentre percorrono il corridoio dietro il muro. E per gli sfortunati incatenati della caverna, le ombre vaghe che vedono proiettate sulla parete sono la ‘realtà’ che percepiscono. E le ombre che vedono sono per loro l’unica realtà che c’è, e quindi la loro coscienza si forma esclusivamente attraverso gli scarsissimi stimoli visivi e possibilmente uditivi che possono sperimentare all’interno di questa prigione sensoriale e mentale.

Un’allegoria nota e tecnologicamente superata, che tuttavia si rivela dolorosamente attuale, se opportunamente modernizzata: sostituire ad es. gli antichi prigionieri con i moderni telespettatori-consumatori di fake news o la parete della caverna buia con il piccolo schermo di un cellulare, di un portatile o di una televisione.

In questo nuovo scenario, solo tecnologicamente modernizzato, la condizione disumana e abietta degli antichi servi della caverna si identifica inaspettatamente e in modo molto impressionante con quella dei più moderni consumatori della società ipertecnologica dello spettacolo. Per i quali la disinformazione ufficiale e le fake news sono la versione moderna della nuova, ma altrettanto oscura “realtà” del passato lontano!

Dopotutto, il fastidioso sospetto platonico che il nostro sistema visivo non sia in grado di distinguere da solo un oggetto “reale” da un oscuro oggetto “virtuale” è stato confermato di tanto in tanto da una serie di esperimenti di illusione ottica. Basti pensare alla meravigliosa funzione illusoria della visione nell’arte della pittura, che riesce a creare l’illusione della “prospettiva” o della “profondità” e l’emergere di forme visive tridimensionali inesistenti su un dipinto completamente piatto.

Innumerevoli studi politici, etno-filosofici, psicologici e antropologici sono stati scritti — e si stanno ancora scrivendo — sulla celebre allegoria platonica della caverna, mentre la relativa letteratura sulle possibili interpretazioni tecnoscientifiche e neurobiologiche del funzionamento mentale e del comportamento dei prigionieri della… grotta è un po’ troppo povera… Un fatto che, nell’era dell’onnipresenza del discorso scientifico e dell’azione tecnologica che stiamo attraversando, dovrebbe essere considerato come uno scandalo cognitivo-intellettuale o, almeno, come un enigma culturale molto impegnativo.

Tuttavia, il fenomeno della realtà tecnologicamente espansa (inglese: realtà aumentata o AR) è una nuova applicazione della più recente tecnologia informatica, che, se combinata con la sua sorella gemella, “realtà virtuale” (inglese: realtà virtuale o VR), crea per utenti di Internet una “realtà mista”, le cui applicazioni offrono loro nuove esperienze e possibilità pratiche senza precedenti. Non c’è da stupirsi, quindi, che le più grandi aziende di tecnologia digitale (Apple, Meta, Microsoft, Sony, ecc.) si siano buttate nello sviluppo di questo campo di ricerca.

La tecnologia della “realtà” virtuale

L’anno 2017 è considerato il punto di svolta per le applicazioni di realtà aumentata della nuova tecnologia di calcolo AR, in cui da allora i giganti IT globali hanno investito generosamente. Ma quali sono le sue applicazioni più immediate? Oltre ai giochi interattivi intelligenti, esistono già programmi per dispositivi informatici con una varietà di applicazioni in medicina, economia e comunicazione. Un esempio impressionante dell’applicazione della tecnologia della realtà aumentata sono gli occhiali futuristici “Google Glass”, ovvero un minuscolo computer che si indossa come un paio di occhiali ingombranti, come ad es. quelli di Oculus Rift o Htc Vive, che al posto delle lenti hanno uno schermo dove viene proiettata un’immagine digitale della realtà.

Nel 21° secolo, l’attuale onnipresente e massiccia diffusione delle tecnologie della realtà virtuale e delle notizie false non minaccia semplicemente le moderne istituzioni democratiche, ma tende a imporre un sistema totalitario planetario che tratterà gli esseri umani come masse, la cui sopravvivenza sarà controllata tecnologicamente. Una prospettiva biopolitica disumanizzante del governo delle masse umane che è illuminata dalla suggestiva “allegoria della caverna” che Platone aveva descritto migliaia di anni fa.

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Va notato che la realtà virtuale non dovrebbe essere equiparata alla realtà aumentata. Nel secondo caso, gli utenti non sono immersi in una meta-realtà esclusivamente digitale-virtuale ma in un ambiente reale e familiare che si arricchisce informazionalmente, secondo le esigenze e le funzioni per le quali è stato progettato. Insomma, non è una realtà puramente virtuale, ma “solo” l’immagine computazionalmente e informazionalmente ingrandita di alcuni aspetti del mondo reale.

Cioè, l’opposto della realtà virtuale fabbricata e completamente nuova che crea paesaggi alieni abitati dagli esseri creati artificialmente. Se due decenni fa era lecito ad alcuni tecnologi e scrittori romantici presentare Internet come un paradiso tecnologico terrestre di libera comunicazione e indipendenza da interessi economici o nazionali, oggi è ormai abbondantemente chiaro che il parallelo e apparentemente “intangibile” mondo digitale, contiene, per gli utenti ingenui o tecnologicamente analfabeti, tante insidie ​​quanto il nostro “reale” mondo fisico.

Web3 e il Metaverso: quale strada per il Web?

Inoltre, i pirati finora solitari del world wide web, gli hacker, si sono ora trasformati in dipendenti ben pagati della criminalità organizzata della disinformazione e della frode socio-politica organizzata. In effetti, numerose inchieste internazionali sui pericoli posti dall’adozione universale di Internet come mezzo esclusivo ma precario di comunicazione e riconciliazione umana rivelano quotidianamente aspetti nuovi e altamente inquietanti della criminalità digitale.

Da queste ricerche emerge che mentre il cyberspazio ci fornisce effettivamente possibilità pressoché illimitate di comunicazione, circolazione e accesso a tutti i tipi di informazioni digitalizzate, allo stesso tempo è un “paesaggio” sociale molto recente, in gran parte inesplorato e quindi particolarmente pericoloso per i utenti disincantati.

Oltre alla pirateria elettronica, allo spionaggio digitale, ma anche alle innumerevoli frodi finanziarie compiute online, la tecnologia dei “virus” digitali si è sviluppata in modo impressionante e può sia violare la comunicazione privata dei cittadini, sia distruggere le memorie dei sistemi informatici pubblici e privati.

Tra i nuovi “beni” della tecnologia Internet va inclusa la deliberata creazione e diffusione di notizie del tutto fuorvianti o anche di siti web politicamente reazionari, nei quali vengono liberamente propagate alcune idee palesemente anticostituzionali e antisociali, come ad es. discriminazione di genere e razziale, odio religioso o nazionalistico.

Fonte: efsyn.gr, 6 maggio 2023.