CAMBIAMENTO CLIMATICO – UN DIBATTITO SCOMPOSTO. Prima parte

 

Viviamo un’epoca di continue “emergenze” descritte con parole apocalittiche che hanno l’effetto di impaurire e paralizzare il pensiero e l’azione personale della gente, deprimendola: la pandemia, la guerra in Ucraina con lontani bagliori nucleari, le incontenibili orde di migranti, il cambiamento climatico …

Mi sono deciso di scrivere il testo che vi propongo per il profondo malessere che sto provando di fronte all’incredibile escalation degenerativa del dibattito sul clima arrivato negli scorsi giorni al parossismo con la dichiarazione del 27 luglio del segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres secondo il quale siamo arrivati alla <ebollizione totale>, espressione tanto catastrofica quanto vaga, alla quale due giorni dopo ha forse cercato di fare da contrappeso quella di Jim Skea, recente nuovo presidente dell’IPCC, l’organismo dell’ONU incaricato di seguire l’evoluzione del problema climatico, il quale ha dichiarato – pur avendo un passato di “allarmista”— che l’attuale allarmismo sul clima è eccessivo, pur confermando la serietà.

Il 2 di ottobre del 2002 Ivan Illich, pensatore fuori dagli schemi e critico acuto della “modernità”, aveva tenuto a Lucca la sua ultima conferenza dal titolo “La decisione personale in un mondo dominato dalla comunicazione”,  tema che aveva scelto personalmente e sul quale, disse, avrebbe lavorato nei successivi tre anni. Illich però morì improvvisamente due mesi dopo a Brema, chinando la testa sui fogli di lavoro che stava rileggendo e annotando. Il suo ammonimento prezioso credo non debba andare perso e che anzi sia urgente recuperarlo e approfondirlo, liberandoci dalla “comunicazione” che ci soverchia da ogni lato – stampa, televisione, siti internet, face book, twitter, conversazioni al bar o sotto l’ombrellone e quant’altro — e tornando alla “informazione”, recuperando il controllo del nostro pensiero e della nostra azione.

Da tempo leggo e mi documento sul problema climatico. Non voglio contrapporre tout court una verità scientifica ad un’altra. L’intenzione è fornire dati correntemente occultati per favorire una riflessione propria a chi ancora ha voglia di farla. Il tema del clima è complesso ma comprensibile usando il linguaggio appropriato e non quello “politichese” o “scientifichese”. Certo, richiedendo un minimo sforzo anche a chi legge.

Per non proporre un testo la cui lunghezza scoraggi i lettori più frettolosi i quali prima di iniziare guardano per precauzione il tempo di lettura stimato, ho diviso il documento che propongo alla vostra lettura in tre parti, le prime due più scientifiche, la terza più filosofica, sul perché e il come siamo giunti a questo punto. Oggi potete leggere la prima parte, la seconda seguirà a brevissimo e la terza nei prossimi giorni.

Aldo Zanchetta – ingegnere chimico.

In questi giorni estivi stiamo assistendo ad una ulteriore drammatizzazione del problema del cambiamento climatico e alla scomposta esasperazione contro i cosiddetti “negazionisti”, denunciati addirittura di essere “criminali contro il genere umano”, segno di un malessere personale profondo e di paura indotta. Poiché, secondo la motivazione corrente, sarei uno di questi, chiedo la parola e dichiaro di pensare che il riscaldamento climatico c’è però non credo che la sua causa principale sia quella che l’IPCC indica, e cioè l’aumento dei “gas serra” nell’atmosfera, e in particolare dell’anidride carbonica (CO2), principale gas imputato.

Il clima è un fenomeno complesso che dipende da molti fattori fisici, chimici e biologici nel complesso ancora poco conosciuti nei loro meccanismi, quando non del tutto sconosciuti quali le dinamiche delle nuvole e della circolazione delle acque.

Le cose da dire sul “cambiamento climatico” sono tante e farlo in una sola volta verrebbe fuori un mino-saggio la cui lunghezza scoraggerebbe la lettura. Mi limito a presentare una introduzione al problema in termini che spero semplici, chiari ed obiettivi. Chi crede potrà leggere in seguito le ulteriori argomentazioni.

Prima di cominciare a scrivere mi qualifico: non sono un climatologo né un laureato in scienze della terra; sono semplicemente un ingegnere chimico di 87 anni che negli anni centrali della sua vita, fra i quaranta e i sessanta, ha vissuto una esperienza donchisciottesca lottando contro la credenza allora diffusa in una tecnologia “meravigliao” (i meno giovani ricorderanno forse la canzone televisiva di Arbore e Mattone) la cui “imminente” messa a punto, continuamente annunciata e regolarmente posticipata, avrebbe risolto i problemi di sicurezza del personale, poi del vicinato, infine dell’ambiente circostante agli stabilimenti farmaceutici di produzione di allora nuovi medicinali fortemente “attivi” quali gli antibiotici, gli ormoni et similia. Questa tecnologia d‘avanguardia, che avrebbe risolto detti problemi riducendo addirittura i tempi di produzione (cioè prodotto ulteriori utili a una attività che già è, assieme a quella delle armi, la più redditizia), aveva sedotto l’immaginazione di una intera categoria di dirigenti laureati –ingegneri, chimici, biologi o medici che fossero- a capo degli stabilimenti, dal nostro paese agli Stati Uniti. Intanto gli operatori si ammalavano gravemente, il vicinato iniziava a soffrire e l’ambiente pure. Una decina d’anni furono necessari per prendere atto, in fasi successive, di questi effetti nocivi e, una volta apparsa l’idea meravigliao, altrettanti per disincantarsene. Alla fine la rivista “bibbia” della Società Internazionale di Ingegneria Farmaceutica, sostenitrice dell’idea, pubblicò un articolo in cui si leggeva che una “promettente” nuova tecnologia era stata affossata dalla propaganda “terroristica” di un ingegnere italiano, non meglio identificato, dimenticando di dire che questo finalmente aveva potuto applicare le sue idee in un noto stabilimento situato nel pieno centro abitato di Firenze, e che esse avevano funzionato, senza alcuna soluzione meravigliao, i cui sostenitori si erano dimenticati che i diavoletti maligni si nascondono nei dettagli. Era bastato usare tecnologie già note, applicate in modo innovativo allungando non drammaticamente i tempi di produzione. Quindi invito tutti a ricordare che la scienza è solo uno dei modi per acquisire conoscenze, e talora fallibile.

Amici mi hanno suggerito più volte di raccontare per esteso la vicenda, che apre uno squarcio significativo sul mondo delle tecno-scienze sul quale, mi si perdoni il paragone, era stato ben descritto in una lettera ‘dimenticata’ di Einstein (Albert, non un omonimo), indirizzata ai membri della Società Italiana per il Progresso delle Scienze riuniti nel 1950 a Lucca, la mia città. In essa denunciava la morte della scienza, vittima di uno scippo da parte della tecno-scienza (per gli interessati è leggibile qui: Leggi il testo. Non lo ho mai fatto e ne parlo per la prima volta in pubblico. Lo faccio perché io so, per esperienza diretta, che un intero mondo scientifico può venire condizionato mentalmente e so come è possibile farlo, usando varie strategie, incluso l’odor di denaro, ma non solo. Buona fede ignorante, amor di carriera e timore di comprometterla, uso ripetitivo di una bugia che si trasforma in verità come già aveva scoperto il gerarca Goebbels. E il culto del mito: “lo ha detto la Scienza”.[1]

Mi sono immerso nel tentativo di comprensione del “problema climatico” perché ho avuto la sensazione di una analogia, certo in dimensioni enormemente superiori, con la mia esperienza di allora. Per aiutare coloro che non hanno familiarità con alcune espressioni in gergo, metterò qualche riquadro informativo, inutile da leggere per chi già lo conosce.

Da leggere un testo in 8 parti di grande valore: Destini  energetici

Destini energetici: Parte 8: Percorsi

Quello in corso sul “cambiamento climatico” è un dibattito scientifico o è contaminato dall’ideologia?

Temo che sia giunto al punto di essere più ideologico che scientifico. Quando si squalificano le persone che la pensano diversamente definendole “terrapiattiste” o “criminali nemici dell’umanità” arrivando perfino a proporre leggi che vietino loro il diritto di parola, credo che la scienza e il buon senso siano state messe nel bidone dell’immondizia e che il fanatismo ideologico stia trionfando. E questo proprio da parte di chi si appella alla Scienza, scritta con la S maiuscola. Ci tornerò in seguito!

Il riscaldamento climatico è una realtà

Il riscaldamento del clima c’è, e qui non ci piove. Quali le cause? E qui invece diluvia!

Quelle ipotizzate mi sembra siano almeno 6:

1. L’aumento dei gas serra presenti nell’atmosfera terrestre (generato dall’uomo e/o da altri esseri viventi). Limitando le cause all’uomo la causa è definita “antropica”. E questa è l’ipotesi dominante, negare la quale è “criminale”.

2. La storia del pianeta terra dice che nei suoi circa 4,5 miliardi di vita ci sono stati periodi caldi e periodi freddi, addirittura “glaciali”. Essi sarebbero stati causati da fenomeni astronomici e astrofisici, in parte noti e in parte no. Fra i primi la variazione ciclica nel tempo dell’inclinazione dell’asse di rotazione della terra rispetto al piano della sua orbita attorno al sole; fra i secondi la variazione dell’intensità dell’irraggiamento solare. Qui limiterò a proporre uno sguardo sugli ultimi 10.000 anni. Questa non è evidentemente una causa antropica ma naturale.

3. C’è chi prende in esame gli effetti delle oltre 2.000 bombe atomiche sperimentali esplose dal 1945 al 1963 sulla terra, nel sottosuolo ma anche proprio nella fascia dell’atmosfera più critica per il clima, la troposfera. Credo si potrebbero oggi aggiungere le centinaia di razzi spaziali lanciati, degli altrettanto numerosi satelliti artificiali ruotanti nella stratosfera, delle centinaia di migliaia di bombe esplose nel corso delle continue guerre, in particolare oggi nella guerra in corso in Ucraina e, per fare il “buon peso”, il diluvio delle radiazioni elettromagnetiche (G3, G4, G5, ormai anche G6 e, annunciato, 7G). Queste cause sarebbero senz’altro di origine antropica.

4. C’è chi le attribuisce agli esperimenti in corso per imparare a agire sul clima per utilizzare questo know-how come nuovo tipo di arma di guerra. Guerra di altro genere ma non meno mortale se si possono affamare intere popolazioni con siccità causate artificialmente. La causa sarebbe di nuovo antropica.

5. C’è anche chi le attribuisce ai vari esperimenti di geo-ingegneria in corso, volti a modificare il clima con scopi non militari. Il confine fra queste cause e le precedenti non mi sembra netto. Di nuovo comunque una causa antropica.

6. C‘è infine chi addossa la responsabilità al dissesto ambientale. Penso che ci sia connessione fra i due problemi – cambiamento climatico e distruzione dell’ambiente – ma che nello studio essi vadano esaminati separatamente. Su questo tornerò senz’altro più ampiamente.

Poiché ciascuna di queste cause è sostenuta con argomenti scientifici, un vero dibattito scientifico dovrebbe prenderle tutte in considerazione senza esclusioni aprioristiche. In realtà la discussione oggi in corso è fra le prime due e in questo primo scritto mi riferisco solo ad esse. È chiaro che nella terza, quarta e quinta c’è una carenza di informazioni per motivi politici ovvi.

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 I GAS SERRA

La CO2 è un gas serra, cioè un gas che ostacola la radiazione del calore dalla terra verso l’esterno del pianeta, imbrigliandolo all’interno dell’atmosfera, come in una serra. Non è il solo a presentare questo fenomeno: anche il vapor d’acqua è un gas serra, e in giro ce ne è tanto (le nuvole …); e poi il metano (CH4), e altri. Del metano lo si sapeva da tempo, si parlava del metano che si stava liberando dal permafrost, quello strato gelato di terreno che ricopre ampi territori del nord del pianeta. Si tratta cioè di un fenomeno detto di feedback (ritorno) positivo, cioè di esasperazione del fenomeno: il calore dell’atmosfera libera il metano e la quantità liberata intensifica l’effetto serra e quindi la liberazione più rapida di altro metano. Lo cito perché ora qualcuno ne ha indicata un’altra origine meno nobile: esso viene prodotto anche nello stomaco degli animali e in particolare, data la loro dieta, in quella degli animali di allevamento, dai suini alle galline, che sono presenti sul pianeta in quantità enormi. Ed esso ovviamente non permane nello stomaco: viene “flatulato”. Negli ultimi tempi si è scoperto, con un po’ di ritardo, che la sua quantità è grande. Il fatto è stato oggetto di aspre contese politiche perché la decisione di contenerlo sembra essere drastica: eliminare gli allevamenti di dimensione “industriale” con danno di molti grandi allevatori. Credo che nel prossimo futuro se ne parlerà molto.

 

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Prima di procedere definiamo meglio in cosa consiste l’aumento di temperatura di cui parliamo. Su questo punto, per precisione, non si parla di temperature assolute ma di differenza di temperature medie globali misurate su un periodo di tempo assai lungo, ed è questa differenza, oggi positiva, che misura il cambiamento climatico, che non va confuso col tempo meteorologico (“che tempo fa oggi?”)

Il cambiamento climatico

Quando parliamo di cambiamento climatico in queste giornate afose di metà luglio forse pensiamo che il luogo dove abitiamo si è trasformato nel Sahara africano, ma confondiamo le cose. Il cambiamento climatico è un fenomeno valutato in periodi di tempo lunghi, in genere sui 30 anni. Se valutato sul tempo breve, è il tempo meteorologico. Oggi fa caldo, domani è più fresco.

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 IL CLIMA

Il clima è: <<Il complesso delle condizioni meteorologiche (elementi del c.: temperatura atmosferica, venti, precipitazioni), che caratterizzano una località o una regione nel corso dell’anno, mediato su un lungo periodo di tempo. Si distingue dal tempo (in senso meteorologico), che è una combinazione solo momentanea degli elementi medesimi. Più rigorosamente, si definisce il c. come la descrizione statistica in termini dei valori medi e della variabilità delle quantità rilevanti (i citati elementi del c.) in un periodo di tempo che va dai mesi alle migliaia o ai milioni di anni. Secondo la definizione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, il periodo di media classico è di 30 anni.

I valori degli elementi del c. sono determinati, o quanto meno influenzati, dai fattori del c., distinti in fattori cosmici (movimenti e forma della Terra) e geografici (latitudine, altitudine, distanza dal mare, orientamento delle masse continentali e dei sistemi montuosi, correnti marine, azione umana).>> (Da Enciclopedia Treccani on line)

Un’altra definizione più rigorosa scientificamente è la seguente, forse più oscura: <<Il clima è il bilancio energetico tra la Terra e ciò che sta fuori di essa.>> Cioè il risultato dell’energia entrante per irraggiamento solare e di quella uscente per radiazione dalla Terra. Sarà più chiara in seguito.

 

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Lo studio si fa sulla base della differenza della temperatura media globale valutata su periodi di tempo abbastanza lunghi, in genere 30 anni, fra due periodi di tempo distinti. Nel caso specifico dello studio dell’attuale cambiamento climatico, tale differenza è quella fra il valore medio della temperatura del pianeta nel periodo 2011-2020 e quello nel periodo 1850-1900. Questo aumento è stato valutato essere di 1,09 gradi centigradi (°C), come riportato nel Rapporto del 2021 dell’IPCC (Assessmet Report 6 del 2021 – AR6).

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IPCC – Intergovernamental Panel on Climatic Change

É un organismo della Nazioni Unite. Esso viene considerato come “voce della scienza” ma non è così. Esso è un organismo politico, il cui ruolo è quello di <<valutare su una base globale, obiettiva, aperta, trasparente, le informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per comprendere i rischi dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo, i potenziali impatti e le opzioni di adattamento e mitigazione>>

L’IPCC è tenuta a presentare ogni 5 anni ai governi dei paesi facenti parte delle Nazioni Unite un rapporto (Assessment) relativo all’avanzamento delle conoscenze sul problema climatico. Nota: la parola assessnent significa “valutazione”. Il grafico qui rappresentato è riportato nell’assessment 6 del 2021, il più recente.

 

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La scelta di questi due periodi è stata fatta in base all’ipotesi, adottata dall’IPCC, che la causa della crescita della temperatura sia l’attività industriale, che certamente  è stata intensa negli anni 2011-2020 e che nel periodo 1850-1900 invece era  appena agli inizi, almeno in gran parte del mondo, Faccio notare, forse pedissequamente, che l’aumento 1,09 non è un aumento annuo ma quello avvenuto in un periodo di oltre cento anni, per cui qualcuno ha fatto notare che più che di “cambiamento” sarebbe opportuno parlare di “variazione” climatica, ma la parola cambiamento fa più effetto e ormai è invalsa, forse non innocentemente, nel linguaggio corrente come in quello scientifico. Il linguaggio è l’espressione di un pensiero e questo a sua volta si rafforza con il linguaggio impiegato: un effetto sinergico. Il rapporto dice di più: in esso si afferma che ben l’1,07 è di origine antropica e solo lo 0,02 è di origine naturale.

La causa antropica sostenuta dall’IPCC

Sinteticamente la causa si può riassumere così: la combustione di combustibili fossili quali carbone, idrocarburi liquidi e metano (CH4) produce gas serra, principalmente CO2, i quali causano il riscaldamento ambientale. A suo sostegno dal punto di vista scientifico c’è essenzialmente un grafico riportato nell’assessment6 ottenuto con un modello matematico e che riporto un poco più sotto (Fig.1) con una breve nota esplicativa.

Esso è basato su valori calcolati con un modello matematico costruito in base all’ipotesi che a influenzare il cambiamento climatico siano soprattutto i gas serra, la CO2 in particolare. Essa prende in considerazione anche due fattori naturali, l’irraggiamento solare e le eruzioni vulcaniche, ma in base ad una serie di considerazioni che vedremo a suo tempo, li considera costanti e quindi trascurabili sulla variazione.

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I MODELLI CLIMATICI

«Con i modelli fisico-matematici di clima, mediante simulazione numerica su elaboratore elettronico, si cerca di rappresentare l’evoluzione dell’intero sistema climatico, includendo descrizioni dei singoli sottosistemi del sistema climatico. Ognuno dei sottosistemi viene rappresentato mediante un proprio modello e le interazioni tra le varie parti vengono simulate mediante scambi di energia. Il modello più complesso è quello che descrive il sottosistema atmosfera, in quanto sede dei fenomeni più direttamente connessi con il clima stesso. I modelli atmosferici più accurati tengono conto degli effetti di irraggiamento solare, copertura nuvolosa, concentrazione di inquinanti in varia forma (solida, aerosol) e di varia origine (umana, vulcanica ecc.), vegetazione ecc.; tengono ovviamente conto anche della distribuzione di acque e terre emerse. Le equazioni del modello vengono risolte su una maglia discreta tridimensionale. I risultati delle simulazioni del clima mediante modelli consentono di prospettare i diversi scenari della sua possibile evoluzione nel futuro prossimo, i quali dipendono anche dalle attività umane (emissioni di gas, rilascio di aerosol, coltivazioni, deforestazioni ecc.) che interagiscono con i diversi sottosistemi.

È comunque da tenere presente che i modelli sono basati su approssimazioni di varia natura, per es. impiegano una griglia discreta, che non può tener conto di aspetti della orografia e altimetria locale, e includono descrizioni approssimative di alcuni elementi importanti, quali la copertura nuvolosa e gli aerosol, o gli scambi di anidride carbonica fra oceani e atmosfera. Date le comunque relativamente piccole variazioni previste e le notevoli fluttuazioni dei parametri climatici (soprattutto su scala locale), la convalida e il miglioramento dei modelli si fondano su sistematici e dettagliati studi sperimentali, che richiederanno alcuni decenni. Un contributo fondamentale potrà venire soprattutto da sistematiche misure satellitari di assorbimento, rifrazione ed emissione della radiazione nell’atmosfera.» (Da Eniclopedia Treccani on line)

 

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Nella figura si vede un grafico in nero. Esso rappresenta l’andamento della temperatura atmosferica globale annuale media osservata dal 1850 ad oggi. Essa quindi è basata su dati reali o presumibilmente ma ragionevolmente tali. Il grafico marrone invece è stato ottenuto con i valori calcolati usando un modello matematico, che si reputa rispecchi l’andamento del fenomeno. Poiché finalmente si è avuto a disposizione un modello il cui sviluppo matematico dà valori estremamente vicini a quelli reali, il modello e le ipotesi su cui è stato costruito vengono considerati validi. Della terza curva dirò dopo.

FIG. 1

Nella figura, sulle ascisse sono segnati gli anni fra il 1850 e il 2020 e sulle ordinate le variazioni della temperatura superficiale globale media annua osservata o calcolata, a seconda di quale dei grafici si osserva. Quello marcato più nero, orizzontale nella prima parte, si impenna verso l’alto, a partire dal 1960.  Esso corrisponde alle temperature osservate nell’intero periodo degli ultimi 170 anni. Un secondo grafico, di colore marrone, corrisponde ai valori calcolati con il detto modello avendovi inseriti sia i forzanti (fattori influenzanti) naturali che quelli umani. Esso segue con ottima approssimazione il precedente e sembra quindi confermare la validità del modello. Il terzo, ottenuto inserendo invece nei calcoli i soli forzanti naturali già detti (sole e vulcani) ed escludendo i fattori antropici, si mantiene orizzontale per tutto il periodo considerato e quindi si discosta dai dati reali. Ciò confermerebbe che i fattori naturali considerati non hanno alcuna influenza sull’aumento della temperatura media annua. Le aree colorate con colori diversi attorno ai grafici corrispondono ai valori ottenuti con i vari modelli ad oggi elaborati, oltre un centinaio. Ma come avevo detto sopra, il diavolo spesso si nasconde nei dettagli. Dove lo dirò nel prossimo numero.

La seconda ipotesi: le cause naturali dell’aumento di temperatura

La storia del nostro pianeta ci dice che nel corso dei suoi circa 4,5 miliardi di anni di esistenza ci sono stati periodi anche prolungati di raffreddamento dell’atmosfera (glaciazioni, le più forti della quali sembrano avere una ciclicità di circa 100.000 anni, almeno negli ultimi 400.000, ma su questa e altre ciclicità tornerò in seguito) alternati con  periodi di riscaldamento, con oscillazioni della temperatura contenute in un campo massimo compreso fra -10 e + 10 gradi centigradi (°C) rispetto[1] ad un valore zero assunto come riferimento. Nella Fig. 2 è riportato l’andamento della temperatura negli ultimi 10.000 anni. Essa non è stata costruita mediante calcoli di un modello matematico ma su dati empirici, cioè su “fatti”. Essa prende in considerazioni tutti i fattori che si presume influenzino il clima, ma ammette che la dinamica degli effetti di alcuni di questi sia poco noto, quali ad es. il comportamento delle nuvole e il ciclo delle acque che, come già detto, sono due grandi incognite dei meccanismi climatici. Per la totalità dei fattori presi in esame essa è stata definita olistica, mentre la precedente, avendo preso in esame un numero di fattori assai ridotto, è stata definita riduzionistica.

Fig. 2

Sull’asse delle ascisse ci sono gli anni espressi in migliaia, messi all’inverso da destra verso sinistra. Lo 0 corrisponde a oggi e andando indietro ci sono gli anni precedenti a oggi, espressi in migliaia. Sull’asse delle ordinate ci sono questa volta le temperature medie reali. La linea corrispondente a 15 °C viene assunta come riferimento per valutare le differenze rispetto a tale valore. Questa volta i valori del grafico sono quindi costituiti da dati, misurati o stimati su basi scientifiche e non con calcoli eseguiti con un modello matematico, sulla cui attendibilità tornerò in seguito. Qui mi limito a osservare che esclusi i valori precedenti ai 10.000 anni or sono, quando ebbe termine una grande glaciazione, presente nella figura all’estrema sinistra in basso, tutti i valori sono contenuti entro una gamma fra 14 e 16 °C. I 16 sono superati di poco e solo per un breve tratto nel periodo definito “olocene ottimale”. Quindi, osservano i suoi elaboratori, una differenza di temperatura di 1,08 °C rientra in questo campo di oscillazione, pur essendo talvolta al limite.

Naturalmente sui grafici delle due figure ci sono molte considerazioni da fare come ad es. sui vantaggi e i limiti delle due teorie, ma in questo primo approccio voglio restare sulla comprensibilità immediata di alcuni fatti e concetti base sui quali effettuare un approfondimento che comunque manterrò nella piena comprensibilità delle persone comuni, quelle che oggi si tenta di impaurire con un armageddon climatico.

Certo, si può obiettare, l’aumento della temperatura degli ultimi 200 anni per ora è dentro limiti usuali, però è in aumento ed è al limite di questi valori, e se continua a crescere con l’aumento della percentuale dei gas serra, che costituisce un fatto nuovo rispetto al passato, il problema può diventare grave, e per questo l’IPCC ha posto come limite di guardia da non superare gli 1,5-2 °C per la fine di questo secolo.

La diatriba climatica oggi in corso

Ci sono fino qui i motivi per una guerra di ‘religione’ fra chi crede nella prima o nella seconda delle 6 ipotesi accennate? Mi pare che il dibattito possa ragionevolmente restare sul piano di un confronto scientifico che non escluda neppure le altre quattro ipotesi.

Prima di terminare vorrei fare tre ultime osservazioni.

Ricordo che negli anni ’70 dello scorso secolo fra gli scienziati si discuteva con preoccupazione del raffreddamento climatico e ci si interrogava sul fatto se fosse in arrivo una nuova glaciazione. “The big freeze”, “Il grande gelo”, si lesse sulla copertina della rivista Time del 31 gennaio 1977. Ma l’ipotesi uscì di scena in punta di piedi. “Climate is every thing” – “Tutto è clima” recita enigmaticamente una copertina della stessa rivista nel 2021. Eppure eravamo in piena emissione di gas serra.

Un fatto nuovo, che ho appreso solo nelle ultime settimane, forse già noto ma non a chi scrive, è la notizia che alla prossima COP, l’annuale Conferenza delle Parti che avrà luogo in dicembre a Dubai, la Russia presenterà un documento della Accademia Russa delle Scienze in cui si sosterrebbe che le cause sono prevalentemente di origine astronomica e astrofisica e solo in misura assai ridotta antropiche.  Questo potrebbe cambiare il rapporto delle forze in campo e comunque assestare un duro colpo alla teoria ufficiale. Fra meno di sei mesi vedremo. È facile prevedere che anche all’interno della IPCC, che è un organismo politico e non solo scientifico, si aprirà un nuovo capitolo della guerra fredda, questa volta in nome della scienza.

Ho scritto queste note oggi 30 luglio mentre nel mio giardino soffia un venticello piacevole, e questo da una settimana, e addirittura nei giorni scorsi all’ora di cena un paio di volte ho dovuto mettere una maglia.  Non ne traggo conclusioni “climatiche”, perché come detto queste sono solo variazioni meteorologiche.

Aldo Zanchetta

PS Dimenticavo. Ho letto che il 97% degli scienziati è d’accordo con l’IPCC. Davvero? Sara bene documentarsi meglio.

 Nota

[1] Parlare di se stessi in un articolo tecnico è spiacevole. Si potrebbe pensare che ho voluto accreditarmi di grandi doti tecniche e scientifiche che non ho. Il meravillao consisteva nell’utilizzare le microonde nel punto critico del processo là dove si creavano le polveri finissime causa dei problemi e evitarne la formazione. Chi scrive era all’epoca digiuno di conoscenze sulle microonde e per avere lumi si rivolse a un esperto di radar navali, fratello di un amico. Appena questi vide il disegno delle macchine a cui sarebbero state applicate immediatamente comprese dove si nascondeva il diavoletto, me lo spiegò e mi disse testualmente: “Zanchetta, non ci spenda né una lira né un minuto di tempo. Non può funzionare”.  Se un merito lo ho e da lì in poi, reggere per un quindicennio l’isolamento “scientifico” che mi circondo e la testardaggine nel continuare a cercare una soluzione.