La Grecia “promuove progetti di estrazione di idrocarburi offshore nel Mediterraneo” che minacciano zone marine protette, mettendo in pericolo la biodiversità della regione. Iniziative che rischiano di compromettere anche gli obiettivi climatici nazionali e comunitari, e che per questo rappresentano “delle violazioni sistematiche della legislazione europea”.
La denuncia da Wwf, Greenpeace e ClientEarth
La denuncia è stata avanzata da tre organizzazioni non governative ambientaliste – Wwf, Greenpeace e ClientEarth, che hanno puntato il dito contro la Commissione europea per aver concesso le autorizzazioni necessarie all’avvio di tali progetti di trivellazione alla ricerca di petrolio e gas. Questi ultimi si concentrano in particolare nel mar Ionio, al largo dell’isola di Creta.
Per questo le tre ong chiedono allo stesso organismo esecutivo di Bruxelles di imporre al governo di Atene la tutela delle zone marittime protette e della fauna. La biodiversità della zona è infatti “una delle più importanti” in termini di ricchezza naturale marittima nel Mediterraneo orientale. Ma soprattutto insistere nel voler sfruttare le riserve ancora non estratte di idrocarburi rappresenta una contraddizione in termini rispetto agli impegni assunti dalla comunità internazionale.
“La Commissione europea non può restare a guardare”
Wwf, Greenpeace e ClientEarth sottolineano in questo senso la distanza tra tali progetti e le stesse dichiarazioni rese dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis alla ventottesima Conferenza mondiale sul clima della Nazioni Unite, la Cop28 che si è conclusa a Dubai con un risultato interlocutorio. Il capo del governo di Atene aveva infatti presentato il proprio paese come “un pioniere nell’ambito della battaglia contro i cambiamenti climatici”.
“La Commissione europea – ha commentato Francesco Maletto, legale di ClimateEarth – non può restare a guardare mentre la Grecia viola le leggi comunitarie e nazionali a vantaggio dei business petroliferi e del gas. Atene non sta rispettando i propri obblighi in materia di protezione del proprio patrimonio naturale, trivellando senza valutare l’impatto che tali attività avranno sui siti protetti e sulle specie in via di estinzione. Lo Stato greco ha l’obbligo legale di salvaguardare questi siti e la biodiversità marina”.
Le trivellazioni al largo di Creta e Zante
È da un anno ormai che in particolare il Wwf denuncia le esplorazioni alla ricerca di petrolio e gas disposte dalla Grecia, non soltanto al largo di Creta ma anche dell’isola di Zante. Si tratta di decisioni che sono oggi attuate concretamente da un governo conservatore ma che erano state di fatto avviate dal precedente esecutivo di centrosinistra, che aveva concesso alle compagnie petrolifere l’autorizzazione ad effettuare trivellazioni su un tratto di mare ampio circa 17mila chilometri quadrati.
Scelte che non solo presentano rischi ambientali e minacce per il clima, ma possono nuocere anche al turismo, che rappresenta una gigantesca fonte di introiti per l’economia locale.
Fonte:lifegate
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