Marxismo e decrescita. Un dialogo difficile, ma necessario

 

Autori: Mauro Bonaiuti, Emanuele Leonardi, Dario Padoan

A detta di molti commentatori, il filosofo giapponese Kohei Saito sarebbe riuscito a portare a termine una missione considerata impossibile: operare una torsione ecologista nella tradizione marxista. Tra il 2017 e il 2020, Saito ha dato alle stampe un testo fondamentale sulla dimensione ecologica del pensiero marxiano (Karl Marx’s Ecosocialism: Capital, Nature and the Unfinished Critique of Political Economy – da poco tradotto in italiano per Castelvecchi) e un agile volumetto (Marx in the Anthropocene. Towards the Idea of Degrowth Communism, best seller da quasi un milione di copie vendute in Giappone (a breve anch’esso disponibile in traduzione italiana). Come noto, esiste da tempo una ben radicata matrice marxista nella ampia e vivace critica ecologica dell’economia politica, rintracciabile negli studi teorici eco-marxisti e nella corrente di pensiero del socialismo ecologico (si veda il recente Marxismo ed Ecologia, di Jacopo Nicola Bergamo). In Italia, in particolare, prese vita un ricco filone ecologista autodefinitosi “scientifico” di ispirazione marxista (Giorgio Nebbia, Virginio Bettini, Laura Conti, Carla Ravaioli, Giulio Maccacaro e altri, vedi Marino Ruzzenenti, 2022). La tesi – recentemente discussa nell’Incontro su Marx, marxismi e decrescita, di Venezia (Aa.Vv. 2022) – è che sia possibile un socialismo senza crescita, liberato dall’ossessione del denaro e un ecologismo capace di ridurre, assieme alle pressioni ambientali, ogni forma di oppressione.


Nell’ambito della storia del pensiero economico questo incontro-scontro si può già ritrovare nel rapporto tra Marx e Georgescu-Roegen. Da un lato entrambi intendono gettare le basi per una scienza economica alternativa a quella borghese. Georgescu-Roegen e Marx hanno dunque in comune l’essere stati, in epoche diverse e con diverse fortune, i fondatori di due filoni di pensiero economico radicalmente critici dell’economia mainstream. Essi, inoltre, condividono il ruolo fondamentale che la dimensione “materiale”, cioè biofisica, gioca nei processi economici e sociali (Bellamy Foster, 2000; Bonaiuti, 2001). Dall’altro Georgescu-Roegen, per quanto apprezzasse il realismo di Marx, non fu mai marxista, criticando vari aspetti della teoria marxiana, dal carattere deterministico della sua filosofia della storia, alla teoria del valore lavoro. Dunque, nonostante alcuni tentativi di gettare dei ponti (Badiale e Bontempelli, 2010; Leonardi, 2017), il dialogo tra marxismo e decrescita rimane un dialogo difficile, e non senza ragioni.
Vi è innanzitutto la vexata quaestio del “produttivismo” che, ancora oggi, alcuni teorici della decrescita attribuiscono al marxismo. Un produttivismo che, secondo Latouche, non è solamente attribuibile alle categorie analitiche impiegate dall’analisi marxiana, quanto alle ipotesi antropologiche che questa condivide, che restano fondamentalmente interne alla visione dell’homo oeconomicus. Per Latouche, sia chiaro, la critica del capitalismo è già stata fatta da Marx, ed in questo senso fa parte della scatola degli attrezzi del progetto della decrescita. La critica del capitalismo tuttavia, per quanto necessaria, non sarebbe sufficiente: nella sua prospettiva capitalismo e socialismo produttivista sono due declinazioni di uno stesso progetto di società fondata sullo “sviluppo delle forze produttive” e sull’immaginario della crescita (Latouche, 2007).
Vi è inoltre da considerare il carattere prometeico della tecnologia. Con questa espressione si allude al fatto che il “progresso tecnologico”, e alcune innovazioni in particolare, comportano, a fianco di indubbi vantaggi (spesso ovvi e immediati), problemi nascosti che, nel tempo lungo, implicano una progressiva perdita di autonomia per le società che le adottano (Bonaiuti, 2023). Questo dibattito si è alimentato negli ultimi quarant’anni di contributi importanti, dalle note tesi di Marshall Shalins (1980) sull’abbondanza e l’autonomia che caratterizzava l’economia dell’età della pietra, ai contributi dei biologi evolutivi, di bioeconomisti ed antropologi/archeologi che, pur da diversi punti di vista, gettano nuova luce sulla questione dell’origine delle disuguaglianze e del dominio. Un dibattito che ha forti implicazioni sia sul marxismo che sulla decrescita, oltre che, più in generale, su chi comincia a nutrire qualche sospetto sul ruolo emancipativo della tecnologia.

https://www.asterios.it/catalogo/marx-e-la-decrescita

Bene, partendo da queste premesse, ci chiediamo se oggi vi siano le condizioni affinché il dialogo tra marxismo e decrescita, o meglio tra marxismi e diversi approcci alla decrescita, possa chiarirsi e sortire effetti teorici e pratici più proficui che nel passato. Un elemento, per lo meno, possiamo avanzarlo già in questa call (altri, ci auguriamo, verranno tematizzati nei contributi che ci perverranno): la duplice promessa della cosiddetta green economy – cioè l’idea magica che, “dando un prezzo alla natura” (vedi la monografia sul Capitale naturale del n.1 dei Quaderni della decrescita), sarebbe stato possibile garantire sia la crescita che la protezione ambientale – si è schiantata contro la realtà. Dopo vent’anni e più di implementazioni di politiche improntate a questa concezione, le emissioni di CO2-equivalente sono cresciute a dismisura e, più in generale, ciò vale per tutta la variegata fenomenologia della crisi ecologica, mentre i promessi profitti stellari della green economy non sembrano compensare quelli tradizionali fossili-tossici.
Su questo sfondo, le istituzioni del movimento operaio – che dagli anni 90 hanno dovuto subire, obtorto collo, l’egemonia della “crescita verde” – tornano, per necessità, a esplorare strade più radicali, in grado di tracciare un’alternativa netta alla primazia del profitto, nella forma di una politica industriale improntata a concetti un tempo snobbati, come per esempio quello di cura (Bersani, 2023) o quello di giustizia climatica (Imperatore e Leonardi, 2023). Ecco, in questo frangente si riapre la partita di una convergenza – teorica e pratica – tra marxismo e decrescita.

Riferimenti

Aa.Vv. Incontro su Marx, marxismi e decrescita, Venezia 2022;

Marino Badiale e Massimo Bontempelli, Marx e la decrescita. Perché la decrescita ha bisogno del pensiero di Marx, asterios abiblio, 2010.
John Bellamy Foster, Marx’s Ecology: Materialism and Nature, 2000.
John Bellamy Foster, Ecology Against Capitalism, Monthly Review n.53, 2001.
Jacopo Nicola Bergamo, Marxismo ed Ecologia, Ombre Corte, 2022.
Marco Bersani, La rivoluzione della cura, Alegre, 2023.
Mauro Bonaiuti, La teoria bioeconomica. La “nuova economia” di N. Georgescu-Roegen, Carocci, 2001.
Mauro Bonaiuti M. La grande transizione. Il declino della civiltà industriale e la risposta della decrescita, Bollati Boringhieri, Torino 2023.
Georgescu-Roegen, Bioeconomia, Verso un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile, Bollati Boringhieri, 2003.
Paola Imperatore ed Emanuele Leonardi, L’era della giustizia climatica, Orthotes, 2023.
Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, 2007.
Emanuele Leonardi, Lavoro Natura Valore, Orthotes, 2017.
Marino Ruzzenenti, Giorgio Nebbia, precursore della decrescita. https://altronovecento.fondazionemicheletti.eu/marino-ruzzenenti-giorgio-nebbia-precursore-della-decrescita-lecologia-comanda-leconomia-milano-jaca-book-2022/.
Kohei Saito, Karl Marx’s Ecosocialism: Capital, Nature and the Unfinished Critique of Political Economy. Trad. L’ecosocialismo di Karl Marx, Castelvecchi, 2023.
Marshall Shalins, L’economia dell’età della pietra, Elèuthera, 2020.