Incalzatrice della storia Freno del tempo Tu Bomba Giocattolo dell’universo Massima rapinatrice di cieli.
Bomba sei crudele come l’uomo ti fa e non sei più crudele del cancro. (…)
Ogni uomo ti odia preferirebbe morire in un incidente d’auto per un fulmine annegato.
Cadendo dal tetto sulla sedia elettrica di infarto di vecchiaia O Bomba
Preferirebbe morire di qualsiasi cosa piuttosto che per te Il dito della morte è indipendente.(…)
Gemma dell’azzurro supremo della Morte.
Chi vola si schianterà al suolo la sua morte sarà diversa da quella dello scalatore che cadrà.
Morire per un cobra non è morire per del maiale guasto.
Si può morire in una palude in mare e nella notte per l’uomo nero…
(Bomb, 1958, Gregory Corso)
Nel mondo Antico la catapulta con sassi o palle incendiarie, alla fine del Medioevo i primi falconetti mobili a palle di ferro, nel Settecento l’artiglieria diventa un’arma da fuoco. Nel XIX secolo con dirigibili e aerei la bomba che cade dall’alto fu ampiamente usata durante la Grande Guerra. Ma il primato resta all’Italia durante la guerra di Libia l’11 febbraio1911, lanciata a mano dall’aviatore Galavotti, tipo Cipelli da 2kg.
Secondo il protocollo dell’aviazione inglese, il bombardamento strategico è un attacco diretto contro lo stato nemico, con l’obiettivo di privarlo dei mezzi o della volontà di continuare la guerra. Pertanto, la sua sfera di attività si estende non solo al di sopra, ma anche al di là di dove sono posizionati gli eserciti. Mirata a obiettivi di importanza strategica (fabbriche, raffinerie, nodi ferroviari, ponti, città ecc.) lontano dalla linea del fronte. Il bombardamento a tappeto indica l’azione su una vasta area, presa indiscriminatamente di mira con l’obiettivo di raderla al suolo: ciò è definibile attacco terroristico.
Nel primo conflitto mondiale, gli inglesi portarono a termine con successo una serie di azioni contro hangar e fabbriche di aerei, basi navali, stazioni e nodi ferroviari, obiettivi industriali, dopo che nel 1916 era entrato in servizio il bombardiere pesante Handley Page. I russi che avevano a disposizione l’enorme Sikorsky Ilya compirono 450 missioni contro obiettivi analoghi, sganciando un totale di 65 tonnellate di bombe, spingendosi dentro al territorio nemico anche per 200 chilometri. I tedeschi erano stati i primi a iniziare: dal 1914 bombardarono le città francesi e Parigi. Dal 1915 su Londra i lanci causarono oltre 550 vittime, nel 1917 (circa 850 morti e 3 milioni di sterline di danni), ma probabilmente fu l’effetto psicologico quello più devastante per la popolazione. L’aviazione austriaca nel 1915 colpì Bari (11 morti), Verona (37 morti), poi Milano, Padova e Napoli, dove le vittime civili furono molte di più. Gli italiani risposero colpendo Trento, Trieste e Pola.
La Società delle Nazioni nel 1931 operò il tentativo di mettere fuori legge i bombardamenti. Furono i tedeschi a proporre per primi il bando, appoggiati da Svizzera, Olanda e Belgio. L’Inghilterra propose di permettere l’uso dell’arma solo contro i ribelli del suo impero coloniale. Gli Stati Uniti suggerivano che si permettessero i bombardamenti solo nelle zone di combattimento. Inoltre, i sostenitori della guerra aerea presentavano i bombardamenti come tattici e strategici. Pensando che spingessero la popolazione a sentimenti di rivincita e vendetta contro il nemico inducendo a sopportare le sofferenze in nome della patria colpita indiscriminatamente. Non se ne fece nulla, come poi è avvenuto fino ai giorni nostri dall’O.N.U. Durante la Seconda guerra mondiale gli alti gradi in divisa, oltre a colpire obiettivi militari, immaginarono di usare la popolazione come bersaglio per fiaccare i combattenti e i governi, seminando il terrore dal cielo. Nella Grande guerra venivano pure lanciati volantini sulle trincee nemiche con questo contenuto: “Smettete di combattere, non rischiate la vita, tornate a casa dai vostri cari che non dovete lasciare nel dolore. Loro hanno bisogno di voi vivi”, certamente patetici, ma non quanto quelli americani su Napoli appena bombardata: “Scusateci non ce l’abbiamo con voi civili, ma la città ospita il porto con le navi nemiche”. C’erano stati 181 raid solo nel 1943 con forse 20.000 morti tra militari e civili.
Se Londra conterà 2.000 civili e 50.000 feriti sotto le bombe tedesche, prima del 1943 in Italia il Ministero della guerra fascista riportava i danni (ma non i morti): Genova (203 case distrutte, 1.049 danni gravi, 4.869 danni leggeri), Torino (161 case distrutte, 874 danni gravi, 2.195 danni leggeri) e Milano (rispettivamente 30, 411 e 1.973). Secondo alcune stime postume, i morti, grazie ai bombardamenti, erano stati 1.886 e i feriti 2.332. Genova era stata fino a quella data, la città più colpita, tanto che alla fine del conflitto le vittime saliranno a 2.000.
In Italia alla fine del secondo conflitto mondiale, le vittime stimate dall’aviazione alleata andavano dai 25.000 ai 50.000 civili uccisi (secondo banche dati militari), ma secondo lo storico Giovanni De Luna, sono numeri in difetto: probabilmente quasi il doppio, ormai accertati da studi recenti: 85.000. Foggia, con 75.000 edifici distrutti, e Napoli (rispettivamente 6.000 e 15.000 vittime) hanno pagato il prezzo più alto. A Milano 3.000 morti, 2.000 a Bologna, 215 a Firenze ecc.
La Germania sotto le bombe viene stimata dalle forze alleate in 28.000 perdite civili, eppure l’operazione “Gomorra” contro Amburgo provocò la morte di 50.000 abitanti, Dresda completamente distrutta contò 135.000 tra morti e dispersi, Norimberga tra i 25-35.000, Berlino con 4.000, come dire: la vulgata dei comandanti militari non sa fare i conti o algebricamente mente. Anche i dati sulle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki non coincidono. Dati USA su Hiroshima: 140.000 vittime, ma i giapponesi ne registrano 220.000; su Nagasaki, per gli americani sono 70.000, per i locali 120-130.000.
Anche la guerra del Vietnam (1965-1975) rispetta gli stessi requisiti visti: dati falsati o stimati in difetto, preferibilmente sottostimati quando si tratta di civili inermi. È definitivamente conclusa quando il Vietnam del Nord invade le regioni meridionali, occupandole e riunendo il paese sotto il dominio comunista: la città di Saigon viene rinominata Ho Chi Minh City in memoria del leader comunista, morto nel 1969. Quando il 7 febbraio 1965 i vietcong attaccarono la base americana a Pleiku, nel Vietnam del Sud, il presidente Johnson reagì ordinando bombardamenti sul Vietnam del Nord, con bombe convenzionali e Napalm, dando il via all’operazione “Rolling Thunder”. Vi fu un’escalation dei bombardamenti contro un nemico semi invisibile nascosto nella giungla. Le spese di guerra americane salirono a 30 miliardi di dollari l’anno. I soldati dispiegati 184.000. Occorreva fermare i rifornimenti di uomini e mezzi che dal Laos, tramite il sentiero di Ho Chi Minh, giungevano in Vietnam. Così l’aeronautica cominciò a bombardare la giungla del Laos con i bombardieri B52. Dopo un mese di guerra e 100.000 tonnellate di bombe, gli americani liberarono Saigon. Il 16 marzo 1968 si verificò l’orrendo massacro di My Lai, un villaggio dove la Compagnia “Charlie” dell’11ª brigata massacrò 347 persone, tutti civili innocenti scatenando un’ondata di risentimento in tutti gli Stati Uniti, le proteste divamparono poi ovunque in tutta Europa.
Alla fine, i soliti conti, gli statunitensi uccisi oltre 58.000 e 200.000 feriti, le perdite stimate dei vietnamiti vaghe, oscillanti tra mezzo milione fino a 4 milioni.
Oggi più che mai dopo oltre 2 anni di guerra Russia-Ucraina – in un mondo dove l’informazione e la falsa propaganda regna sovrana su noi – come si fa a credere a dati così parziali da non essere in alcun modo credibili? Di civili morti sotto le bombe russe nessun dato fornito, salvo quelli quotidiani al fine di accelerare e imporre il risentimento, niet su tutto da parte russa. Mentre i servizi militari ucraini indicano solo il numero – con la complicità propagandistica e vittimistica dei servizi segreti Usa e inglesi – dei soldati russi caduti… e mai nessun soldato ucraino, né vecchi né bambini, ormai i soli rimasti nel paese. Non diversamente, il bombardamento a tappeto dell’esercito israeliano sulla striscia di Gaza ci dà numeri esclusivamente dall’altra parte della barricata, nell’orrore di bombardare ospedali, scuole e campi profughi, dove si nasconderebbero i terroristi di Hamas. Giustificazione che non calcola il danno alla popolazione rispetto ai risultati ottenuti.
Colpire i terroristi con il bombardamento sistematico del territorio, credo ormai non sia più credibile a chiunque non sia ideologicamente schierato per l’annientamento di un popolo: genocidio, pulizia etnica, o pogrom, poco importa. Vi immaginate – paradossalmente – se per sconfiggere Brigate Rosse o NAR, i servizi segreti italiani avessero indicato come strategia quella di bombardare Roma, Torino o Milano? O se per vendicare l’attentato alla stazione di Bologna del 1980 si fossero bombardati interi quartieri dove forse si nascondevano i terroristi?
Non fu forse possibile, soltanto perché erano – in qualche modo – anch’essi coinvolti… Mi pare una logica spiegazione o, ancora una volta, i conti non tornano? Chi invece, con assoluta certezza, sa di costi e ricavi sono le industrie che producono armi di distruzione.
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