Verità e immaginazione sono come una pallina del flipper che sbatte e vaga senza logica, ma può essere una sintetica metafora del teatro di guerra d’oggi e del futuro. Il risultato però è antico: bambini, donne e vecchi sono i primi e i tanti a morire. La logica militare attraverso strumenti tecnologici sta nel difendere in prima istanza chi combatte, trovando per gli altri una bella metafora della morte: “danni collaterali”. Dalla Bomba atomica a quella H, l’evoluzione darwinian-techno degli strumenti di morte – al fine di preparare (o di evitare) una possibile terza guerra mondiale, ha mostrato finora le bombe al napalm (usate in Vietnam), i droni, le bombe termobariche (esplosioni di un propellente che sfrutta l’ossigeno per propagare un incendio a elevatissime temperature) e quelle a impulsi elettromagnetici (EM) in grado di eliminare qualsiasi strumento che utilizza un circuito elettrico.
La conduzione di una Guerra dell’Informazione contro un nemico altamente evoluto dal punto di vista industriale e tecnologico richiede l’uso di strumenti specificamente progettati per distruggere i sistemi informativi. Lo strumento può essere quello della cosiddetta “Bomba Elettromagnetica”.
In linea di principio, un’arma elettromagnetica è un qualunque dispositivo in grado di produrre un campo elettromagnetico di tale intensità, da provocare il malfunzionamento parziale o totale di un obiettivo prefissato, inteso come un certo dispositivo elettronico “nemico”, che viene attenzionato. Un esempio tipico è rappresentato da un sistema computerizzato, che verrebbe resettato o portato ad uno stato di irrimediabile sospensione delle sue funzionalità. Ovviamente, un danno di questo tipo porta alla compromissione delle funzionalità di tutti i dispositivi collegati. Un danno più serio ad un sistema computerizzato consiste nell’interruzione della sua alimentazione elettrica o nel danneggiamento della memoria. Lo scopo evidente è quello di alterare l’equilibrio di una potenza militare in una qualunque situazione in cui uno o più contendenti esibiscano una forte dipendenza da tecnologie militari o di sussistenza basate su semiconduttori.
L’utilità di armi elettromagnetiche apparve evidente durante il periodo dei test sulle armi nucleari, nel momento in cui si rilevò che una bomba nucleare posta in detonazione nell’alta atmosfera produceva un intenso campo elettromagnetico, che interessava una vasta area geografica. Questo fenomeno fu chiamato “effetto dell’impulso elettromagnetico”, risultante dagli effetti di ionizzazione prodotti dalle radiazioni nucleari. Un impulso elettromagnetico di questo tipo ha la durata di 0,5 microsecondi e provoca un picco elettrico ad alta tensione in grado di produrre guasti ai semiconduttori e, se sufficientemente intenso, effetti da danno termico nei materiali conduttivi.
Durante la Guerra Fredda, ci si aspettava che le Bombe Elettromagnetiche Nucleari sarebbero state usate all’inizio di ogni conflitto nucleare su larga scala, e così Stati Uniti e Unione Sovietica si prodigarono in sforzi per rafforzare i loro dispositivi elettronici in vista di tali attacchi. Al giorno d’oggi, il potenziale per terroristi e forze speciali è talmente evidente da rendere molto elevata la probabilità dell’uso di queste armi. Esiste una vasta letteratura non classificata che illustra esperimenti in questo campo e giustifica l’applicabilità, almeno in linea di principio, delle tecnologie relative.
Il primo passo per massimizzare la “letalità” della bomba è massimizzare la potenza di picco e la durata della radiazione dell’arma. Per una data dimensione della bomba, ciò si ottiene utilizzando il più potente generatore di compressione di flusso, che si adatterà alla dimensione dell’arma, e massimizzando quindi l’efficienza dei trasferimenti di potenza interni nell’arma. L’energia che non viene emessa è energia sprecata a scapito della letalità. Un generatore di flusso deve essere inizialmente innescato con un flusso magnetico, chiamato seme o campo di inizializzazione, prima che la carica esplosiva sia detonata. Questa corrente primaria può essere prodotta, in linea di principio, da un qualunque dispositivo in grado di produrre un impulso elettrico di corrente da centinaia di migliaia a milioni di Ampere.
Tipicamente, un tubo cilindrico di rame costituisce l’armatura. Questo tubo è riempito con un esplosivo veloce ad alta energia. L’esplosivo venga innescato quando la corrente di avvio raggiunge il picco. Una volta avviato, il fronte si propaga attraverso l’esplosivo nell’armatura. Il risultato è che tali generatori produrranno un impulso di corrente crescente, che raggiunge il picco prima della disintegrazione finale del dispositivo.
Una bomba elettromagnetica potrebbe essere lanciata in diversi modi: missile da crociera, veicolo aereo senza pilota o bomba aerea. Una bomba sganciata da un aereo convenzionale può offrire un rapporto molto migliore tra la massa del dispositivo elettromagnetico e la massa totale della bomba. In questo caso, la maggior parte della massa della bomba può essere dedicata all’installazione del dispositivo elettromagnetico stesso.
Gli effetti di una bomba elettromagnetica possono essere quelli di un blackout a lungo termine, con tutte le conseguenze del caso, magari come quello, disastroso e con effetto a cascata, verificatosi negli Stati Uniti nell’agosto 2003.
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