La domanda su chi sia responsabile di aver causato la guerra in Ucraina è stata una questione profondamente controversa da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022.
La risposta a questa domanda è di enorme importanza perché la guerra è stata un disastro per una molteplicità di ragioni, la più importante delle quali è che l’Ucraina è stata effettivamente distrutta. Ha perso una parte considerevole del suo territorio ed è probabile che ne perderà ancora di più, la sua economia è a pezzi, un gran numero di ucraini è internamente sfollato o ha lasciato il paese, e ha subìto centinaia di migliaia di perdite. Naturalmente anche la Russia ha pagato un prezzo di sangue significativo. A livello strategico le relazioni tra Russia ed Europa, per non parlare di Russia e Ucraina, sono state avvelenate per il futuro prossimo, il che significa che la minaccia di una grande guerra in Europa ci accompagnerà anche dopo che la guerra in Ucraina si sarà trasformata in un conflitto congelato. Chi sia responsabile di questo disastro è una questione che non scomparirà presto e, semmai, diventerà probabilmente più importante man mano che la portata del disastro diventerà più evidente a un numero sempre maggiore di persone.
L’idea convenzionale in Occidente è che Vladimir Putin sia responsabile di aver causato la guerra in Ucraina. L’invasione — così si sostiene — mirava a conquistare tutta l’Ucraina e a renderla parte di una Russia più grande. Una volta raggiunto questo obiettivo i russi si sarebbero mossi per creare un impero nell’Europa orientale, proprio come fece l’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Pertanto Putin in definitiva rappresenta una minaccia per l’Occidente e deve essere affrontato con la forza. In breve Putin è un imperialista con un grande piano che si inserisce perfettamente in una lunga tradizione russa.
La tesi alternativa, a cui io aderisco, e che è chiaramente il modo di vedere minoritario in Occidente, è che sono stati gli Stati Uniti e i loro alleati a provocare la guerra. Ciò non vuol dire ovviamente negare che la Russia abbia invaso l’Ucraina e dato inizio alla guerra. Ma la causa principale del conflitto è la decisione della NATO di includere l’Ucraina nell’alleanza, cosa che praticamente tutti i leader russi vedono come una minaccia esistenziale che deve essere eliminata. L’espansione della NATO, tuttavia, fa parte di una strategia più ampia volta a fare dell’Ucraina un bastione occidentale al confine con la Russia. Portare Kiev nell’Unione Europea (UE) e promuovere una rivoluzione colorata in Ucraina – trasformandola in una democrazia liberale filo-occidentale – sono gli altri due fronti della strategia. I leader russi temono tutti e tre i fronti, ma temono soprattutto l’espansione della NATO. Per far fronte a questa minaccia la Russia ha scatenato una guerra preventiva il 24 febbraio 2022.
Il dibattito su chi abbia causato la guerra in Ucraina si è recentemente surriscaldato quando due famosi leader occidentali – l’ex presidente Donald Trump e il famoso deputato britannico Nigel Farage – hanno sostenuto che l’espansione della NATO era la forza trainante del conflitto. Non sorprende che i loro commenti siano stati accolti da un feroce contrattacco da parte dei difensori dell’idea convenzionale. Vale anche la pena notare che il Segretario Generale uscente della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato due volte nell’ultimo anno che “il presidente Putin ha iniziato questa guerra perché voleva chiudere la porta della NATO e negare all’Ucraina il diritto di scegliere la propria strada”. Quasi nessuno in Occidente ha contestato questa incredibile ammissione da parte del capo della NATO e lui non l’ha ritrattata.
Il mio scopo qui è quello di fornire un manuale di base che esponga i punti chiave a sostegno dell’idea secondo cui Putin ha invaso l’Ucraina non perché fosse un imperialista intenzionato a rendere l’Ucraina parte di una Russia più grande, ma principalmente a causa dell’espansione della NATO e degli sforzi dell’Occidente per rendere l’Ucraina una roccaforte occidentale al confine con la Russia.
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Vorrei iniziare con le SETTE RAGIONI PRINCIPALI per respingere l’idea convenzionale.
PRIMO, semplicemente non ci sono prove da prima del 24 febbraio 2022 che Putin volesse conquistare l’Ucraina e incorporarla nella Russia. I sostenitori dell’idea convenzionale non possono indicare nulla che Putin abbia scritto o detto che indichi che era intenzionato a conquistare l’Ucraina.
Quando vengono messi in discussione su questo punto i sostenitori dell’idea convenzionale forniscono prove che hanno poca o nessuna attinenza con le motivazioni di Putin per invadere l’Ucraina. Ad esempio alcuni enfatizzano il fatto che abbia detto che l’Ucraina è uno “stato artificiale” o che non è un “vero stato”. Tali opachi commenti, tuttavia, non dicono nulla circa le sue ragioni per andare in guerra. Lo stesso vale per l’affermazione di Putin secondo cui egli vede i russi e gli ucraini come “un solo popolo” con una storia comune. Altri fanno notare che egli definì il crollo dell’Unione Sovietica “la più grande catastrofe geopolitica del secolo”. Ma Putin ha anche detto: “Chi non sente la mancanza dell’Unione Sovietica non ha cuore. Chi la rivuole indietro non ha cervello”. Altri ancora citano un discorso in cui dichiarava che “la moderna Ucraina è stata interamente creata dalla Russia o, per essere più precisi, dalla Russia bolscevica e comunista”. Ma ciò difficilmente costituisce una prova del fatto che fosse interessato a conquistare l’Ucraina. Inoltre nello stesso discorso affermava: “Naturalmente non possiamo cambiare gli eventi passati, ma dobbiamo almeno ammetterli apertamente e onestamente”.
Per portare avanti l’idea che Putin fosse intenzionato a conquistare tutta l’Ucraina e ad annetterla alla Russia è necessario fornire prove che 1) pensava che fosse un obiettivo desiderabile, 2) pensava che fosse un obiettivo fattibile, e 3) intendeva perseguire tale obiettivo. Non ci sono prove di dominio pubblico che Putin stesse contemplando, né tanto meno avesse l’intenzione, di mettere fine all’Ucraina come stato indipendente e renderla parte di una più grande Russia quando ha inviato le sue truppe in Ucraina il 24 febbraio 2022.
In realtà ci sono prove significative che Putin riconoscesse l’Ucraina come paese indipendente. Nel suo famoso articolo del 12 luglio 2021 sulle relazioni russo-ucraine, che i sostenitori della visione convenzionale spesso indicano come prova delle sue ambizioni imperiali, egli dice al popolo ucraino: “Vuoi creare un tuo stato: sei il benvenuto!” Riguardo a come la Russia dovrebbe trattare l’Ucraina, scrive: “C’è solo una risposta: con rispetto”. Conclude il lungo articolo con le seguenti parole: “E cosa sarà l’Ucraina spetta ai suoi cittadini deciderlo”. Queste affermazioni sono in netto contrasto con quella secondo cui Putin aveva intenzione di incorporare l’Ucraina all’interno di una più grande Russia.
In quello stesso articolo del 12 luglio 2021 e ancora in un importante discorso tenuto il 21 febbraio 2022 Putin ha sottolineato che la Russia accetta “la nuova realtà geopolitica che ha preso forma dopo la dissoluzione dell’URSS”. Ha ribadito lo stesso punto per la terza volta il 24 febbraio 2022, quando ha annunciato che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. In particolare ha dichiarato che “non è nei nostri piani occupare il territorio ucraino” e ha detto chiaramente che rispettava la sovranità ucraina, anche se solo fino a un certo punto: “La Russia non può sentirsi sicura, svilupparsi ed esistere mentre si trova di fronte ad una minaccia permanente che proviene dal territorio dell’odierna Ucraina”. In sostanza Putin non era interessato a rendere l’Ucraina parte della Russia; era interessato ad assicurarsi che non diventasse un “trampolino di lancio” per l’aggressione occidentale contro la Russia.
SECONDO, non ci sono prove che Putin stesse preparando un governo fantoccio per l’Ucraina, coltivando leader filo-russi a Kiev, o perseguendo misure politiche che avrebbero reso possibile occupare l’intero paese e alla fine integrarlo nella Russia.
Questi fatti sono in netto contrasto con l’affermazione secondo cui Putin era interessato a cancellare l’Ucraina dalla mappa geografica.
TERZO, Putin non aveva nemmeno lontanamente truppe sufficienti per conquistare l’Ucraina.
Partiamo dai numeri complessivi. Da tempo stimo che i russi abbiano invaso l’Ucraina con un massimo di 190.000 soldati. Il generale Oleksandr Syrskyi, l’attuale comandante in capo delle forze armate ucraine, ha recentemente affermato in un’intervista al Guardian che la forza d’invasione russa era composta solo da 100.000 uomini. In effetti il Guardian usò lo stesso numero prima dell’inizio della guerra. Non è possibile che una forza di 100.000 o 190.000 uomini possa conquistare, occupare e incorporare tutta l’Ucraina in una Russia più grande.
Si consideri il fatto che quando la Germania invase la metà occidentale della Polonia nel settembre 1939 la Wehrmacht contava circa 1,5 milioni di uomini. L’Ucraina è geograficamente più di 3 volte più grande di quanto lo fosse la metà occidentale della Polonia nel 1939 e nel 2022 l’Ucraina aveva quasi il doppio della popolazione della Polonia al momento dell’invasione tedesca. Se accettiamo la stima del generale Syrskyi secondo cui 100.000 soldati russi hanno invaso l’Ucraina nel 2022 ciò significa che la Russia aveva una forza d’invasione pari a 1/15 della forza tedesca che entrò in Polonia. E quel piccolo esercito russo stava invadendo un paese molto più grande della Polonia sia in termini di dimensioni territoriali che di popolazione.
Numeri a parte c’è la questione della qualità dell’esercito russo. Per cominciare si trattava di una forza militare progettata principalmente per difendere la Russia da un’invasione. Non si trattava di un esercito creato appositamente per lanciare una grande offensiva che avrebbe finito per conquistare tutta l’Ucraina, tanto meno per minacciare il resto d’Europa. Inoltre la qualità delle forze combattenti lasciava molto a desiderare perché i russi non si aspettavano una guerra quando la crisi cominciò a inasprirsi nella primavera del 2021. Pertanto avevano avuto poche opportunità di addestrare una forza d’invasione qualificata. In termini sia di qualità che di quantità la forza d’invasione russa era lontana dall’essere l’equivalente della Wehrmacht tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40.
Si potrebbe sostenere che i leader russi pensassero che l’esercito ucraino fosse così piccolo e meno armato che il loro esercito avrebbe potuto facilmente sconfiggere le forze ucraine e conquistare l’intero paese. In realtà Putin e i suoi collaboratori erano ben consapevoli che gli Stati Uniti e i loro alleati europei avevano armato e addestrato l’esercito ucraino sin dallo scoppio della crisi, il 22 febbraio 2014. Il grande timore di Mosca era che l’Ucraina stesse diventando un membro de facto della NATO. Inoltre i leader russi hanno osservato l’esercito ucraino, che era più grande della loro forza d’invasione, combattere efficacemente in Donbass tra il 2014 e il 2022. Sicuramente hanno capito che l’esercito ucraino non era una “tigre di carta” che poteva essere sconfitta in modo rapido e decisivo, soprattutto perché godeva del potente sostegno dell’Occidente.
Infine, nel corso del 2022, i russi sono stati costretti a ritirare il proprio esercito dall’oblast di Kharkiv e dalla parte occidentale dell’oblast di Kherson. In effetti Mosca ha ceduto il territorio che il suo esercito aveva conquistato nei primi giorni della guerra. Non c’è dubbio che la pressione dell’esercito ucraino abbia avuto un ruolo nel forzare il ritiro russo. Ma, cosa ancora più importante, Putin e i suoi generali si sono resi conto di non avere forze sufficienti per mantenere tutto il territorio che il loro esercito aveva conquistato a Kharkiv e Kherson. Quindi si sono ritirati e hanno creato posizioni difensive più gestibili. Questo non è certo il comportamento che ci si aspetterebbe da un esercito costituito e addestrato per conquistare e occupare tutta l’Ucraina. Chiaramente non era stato progettato per quello scopo e quindi non poteva portare a termine quel compito titanico.
QUARTO, nei mesi precedenti l’inizio della guerra Putin cercò di trovare una soluzione diplomatica alla crisi che andava maturando.
Il 17 dicembre 2021 Putin ha inviato una lettera sia al presidente Joe Biden che al capo della NATO Stoltenberg proponendo una soluzione alla crisi basata su una garanzia scritta che: 1) l’Ucraina non avrebbe aderito alla NATO, 2) nessuna arma offensiva sarebbe stata collocata vicino ai confini della Russia, e 3) le truppe e gli equipaggiamenti della NATO trasferiti in Europa orientale dal 1997 sarebbero stati riportati in Europa occidentale. Qualunque cosa si pensi della fattibilità di raggiungere un accordo basato sulle richieste iniziali di Putin, su cui gli Stati Uniti si sono rifiutati di negoziare, ciò dimostra che lui stava cercando di evitare la guerra.
QUINTO, subito dopo l’inizio della guerra la Russia si è rivolta all’Ucraina per avviare negoziati per porre fine al conflitto ed elaborare un modus vivendi tra i due paesi.
I negoziati tra Kiev e Mosca sono iniziati in Bielorussia appena quattro giorni dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina. Quel percorso negoziale è stato infine rimpiazzato da uno israeliano e da uno via Istanbul. Tutte le prove disponibili indicano che la Russia stava negoziando seriamente e che non era interessata a incorporare territorio ucraino, a eccezione della Crimea, che aveva annesso nel 2014, e forse del Donbass. I negoziati sono terminati quando gli ucraini, su sollecitazione della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, si sono ritirati dai negoziati che, al momento della loro conclusione, stavano facendo buoni progressi.
Inoltre Putin riferisce che, mentre i negoziati erano in corso e stavano facendo progressi, gli fu chiesto di rimuovere le truppe russe dall’area intorno a Kiev come gesto di buona volontà, cosa che ha fatto il 29 marzo 2022. Nessun governo occidentale o ex responsabile politico ha contestato l’affermazione di Putin, che è nettamente in contrasto con l’affermazione secondo cui quest’ultimo era intenzionato a conquistare tutta l’Ucraina.
SESTO, tralasciando l’Ucraina, non c’è la minima prova che Putin stesse pensando di conquistare altri paesi in Europa orientale.
Ancora, l’esercito russo non è nemmeno abbastanza grande per poter invadere tutta l’Ucraina, figurarsi tentare di conquistare gli Stati baltici, la Polonia e la Romania. Inoltre tutti questi paesi sono membri della NATO, il che quasi certamente significherebbe una guerra con gli Stati Uniti e i suoi alleati.
SETTIMO, praticamente nessuno in Occidente ha sostenuto che Putin avesse ambizioni imperiali da quando ha preso le redini del potere nel 2000 fino allo scoppio della crisi ucraina il 22 febbraio 2014. A quel punto è diventato improvvisamente un aggressore imperiale. Perché? Perché i leader occidentali avevano bisogno di una ragione per incolparlo di aver causato la crisi.
Probabilmente la prova migliore che Putin non è stato visto come una seria minaccia durante i suoi primi quattordici anni in carica è che fu invitato al vertice NATO di Bucarest nell’aprile 2008, in occasione del quale l’alleanza annunciò che Ucraina e Georgia ne sarebbero in seguito diventati membri. Putin ovviamente si infuriò per quella decisione e rese nota la sua rabbia. Ma la sua opposizione a quell’annuncio non ebbe praticamente alcun effetto su Washington perché l’esercito russo era giudicato troppo debole per fermare un ulteriore allargamento della NATO, proprio come era stato troppo debole per fermare le espansioni del 1999 e del 2004. L’Occidente pensava di poter ancora una volta cacciare l’espansione della NATO in gola alla Russia.
Parallelamente l’allargamento della NATO prima del 22 febbraio 2014 non aveva lo scopo di contenere la Russia. Dato il misero stato della potenza militare russa Mosca non era nella posizione di conquistare l’Ucraina, figuriamoci di perseguire politiche revansciste in Europa orientale. È indicativo che l’ex ambasciatore americano a Mosca Michael McFaul, convinto difensore dell’Ucraina e feroce critico di Putin, osservi che la presa della Crimea da parte della Russia nel 2014 non fosse stata pianificata prima dello scoppio della crisi; è stata una mossa impulsiva in risposta al colpo di stato che ha rovesciato il leader filo-russo dell’Ucraina. In breve l’espansione della NATO non aveva lo scopo di contenere una minaccia russa, perché l’Occidente non pensava che ce ne fosse una.
Fu solo quando scoppiò la crisi ucraina nel febbraio 2014 che gli Stati Uniti e i loro alleati iniziarono improvvisamente a descrivere Putin come un leader pericoloso con ambizioni imperiali e la Russia come una seria minaccia militare che la NATO doveva contenere. Questo brusco cambiamento di retorica è stato concepito per servire uno scopo essenziale: consentire all’Occidente di incolpare Putin per la crisi e sollevare il primo dalle sue responsabilità. Non sorprende che questa rappresentazione di Putin abbia guadagnato molta più popolarità dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022.
C’è una torsione dell’idea convenzionale che merita di essere menzionata. Alcuni sostengono che la decisione di Mosca di invadere l’Ucraina ha poco a che fare con Putin stesso e fa invece parte di una tradizione espansionista che precede di molto Putin ed è profondamente radicata nella società russa. Questa propensione all’aggressione, che si dice sia guidata da forze interne, e non dalla minaccia esterna alla Russia, ha spinto praticamente tutti i leader russi nel corso del tempo a comportarsi in modo violento nei confronti dei loro vicini. Non si nega che Putin sia responsabile di questa storia o che abbia portato la Russia in guerra, ma si dice che abbia poca libertà d’azione. Quasi ogni altro leader russo avrebbe agito allo stesso modo.
Ci sono due problemi con questo argomento. Innanzitutto non è falsificabile, dal momento che la caratteristica di lunga data della società russa che produrrebbe questo impulso aggressivo non viene mai identificata. Si dice che i russi siano sempre stati aggressivi – non importa chi sia al comando – e lo saranno sempre. È quasi come se fosse nel loro DNA. La stessa affermazione veniva fatta una volta nei confronti dei tedeschi, che nel corso del XX secolo venivano spesso descritti come aggressori congeniti. Argomenti di questo tipo non vengono presi sul serio nel mondo accademico per buone ragioni.
Inoltre praticamente nessuno negli Stati Uniti o in Europa occidentale ha definito la Russia come paese innatamente aggressivo tra il 1991 e il 2014, quando è scoppiata la crisi ucraina. Al di fuori della Polonia e degli Stati baltici il timore di un’aggressione russa non è stata una preoccupazione espressa frequentemente durante quei ventiquattro anni, cosa che ci si aspetterebbe se i russi fossero predisposti per l’aggressione. Sembra chiaro che l’apparizione improvvisa di questa linea argomentativa sia stata una comoda scusa per incolpare la Russia di aver causato la guerra in Ucraina.
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Vorrei ora cambiare rotta ed esporre le TRE RAGIONI PRINCIPALI per ritenere che l’espansione della NATO sia stata la causa principale della guerra in Ucraina.
PRIMO, i dirigenti russi a tutti i livelli hanno affermato ripetutamente prima dell’inizio della guerra che consideravano l’espansione della NATO in Ucraina una minaccia esistenziale che doveva essere eliminata.
Putin ha rilasciato numerose dichiarazioni pubbliche esponendo questa argomentazione prima del 24 febbraio 2022. Parlando al Consiglio del Ministero della Difesa il 21 dicembre 2021, ha affermato: “quello che stanno facendo, o cercando di fare o pianificando di fare in Ucraina, non sta accadendo a migliaia di chilometri di distanza dal nostro confine nazionale. È sulla soglia di casa nostra. Devono capire che semplicemente non abbiamo più nessun posto dove ritirarci. Pensano davvero che non vediamo queste minacce? O pensano che resteremo a guardare mentre emergono delle minacce alla Russia?” Due mesi dopo in una conferenza stampa il 22 febbraio 2022, pochi giorni prima dell’inizio della guerra, Putin ha dichiarato: “Siamo categoricamente contrari all’adesione dell’Ucraina alla NATO perché ciò rappresenta una minaccia per noi, e abbiamo argomenti a sostegno di ciò. Ne ho parlato più volte in questa sala”. Ha poi messo in chiaro che riconosceva che l’Ucraina stava diventando un membro de facto della NATO. Gli Stati Uniti e i loro alleati, ha detto, “continuano a riempire le attuali autorità di Kiev di armi moderne”. Ha continuato dicendo che se tutto ciò non fosse stato fermato, Mosca “si ritroverebbe con una «anti-Russia» armata fino ai denti. Ciò è totalmente inaccettabile”.
Anche altri dirigenti russi – tra cui il ministro della Difesa, il ministro degli Esteri, il viceministro degli Esteri e l’ambasciatore russo a Washington – hanno sottolineato la centralità dell’espansione della NATO nel causare la crisi ucraina. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha sottolineato in modo succinto questo punto in una conferenza stampa il 14 gennaio 2022: “La chiave di tutto è la garanzia che la NATO non si espanderà verso est”.
Si sente spesso sostenere che i timori russi erano infondati perché non c’era alcuna possibilità che l’Ucraina si unisse all’alleanza nel prossimo futuro, se non mai. In effetti si dice che gli Stati Uniti e i loro alleati europei abbiano prestato poca attenzione all’inclusione dell’Ucraina nella NATO prima della guerra. Ma anche se l’Ucraina aderisse all’alleanza ciò non rappresenterebbe una minaccia esistenziale per la Russia perché la NATO è un’alleanza difensiva. Pertanto l’espansione della NATO non potrebbe essere stata una causa della crisi originaria scoppiata nel febbraio 2014, o della guerra iniziata nel febbraio 2022.
Questa linea argomentativa è falsa. In realtà la risposta occidentale agli eventi del 2014 è stata quella di ribadire la strategia esistente e avvicinare ancora di più l’Ucraina alla NATO. L’alleanza ha iniziato ad addestrare l’esercito ucraino nel 2014, con una media di 10.000 soldati addestrati all’anno nei successivi otto anni. Nel dicembre 2017 l’amministrazione Trump ha deciso di dotare Kiev di “armi difensive”. Altri paesi della NATO entrarono presto in azione, inviando ancora più armi all’Ucraina. Inoltre l’esercito, la marina e l’aeronautica ucraine hanno iniziato a partecipare a esercitazioni militari congiunte con le forze della NATO. Lo sforzo dell’Occidente di armare e addestrare l’esercito ucraino spiega in buona parte il motivo per cui quest’ultimo se la cavò così bene contro l’esercito russo nel primo anno di guerra. Come diceva un titolo del Wall Street Journal dell’aprile 2022, “Il segreto del successo militare dell’Ucraina: anni di addestramento della NATO”.
Tralasciando gli sforzi in corso dell’alleanza per rendere l’esercito ucraino una più formidabile forza combattente capace di operare a fianco delle truppe NATO, nel 2021 c’è stato un rinnovato entusiasmo in Occidente per l’inclusione dell’Ucraina nella NATO. Allo stesso tempo il presidente Zelensky, che non aveva mai mostrato molto entusiasmo per portare l’Ucraina nell’alleanza e che era stato eletto nel marzo 2019 sulla base di un programma che invocava la collaborazione con la Russia per risolvere la crisi in corso, ha invertito la rotta all’inizio del 2021 e non solo ha abbracciato l’adesione dell’Ucraina alla NATO, ma ha anche adottato una linea dura verso Mosca.
Il presidente Biden, insediatosi alla Casa Bianca nel gennaio 2021, era da tempo impegnato a portare l’Ucraina nella NATO ed era un super-falco nei confronti della Russia. Non sorprende che il 14 giugno 2021 la NATO abbia emesso un comunicato al suo vertice annuale a Bruxelles in cui si affermava: “Ribadiamo la decisione presa al vertice di Bucarest del 2008 secondo cui l’Ucraina diventerà un membro dell’Alleanza”. Il 1° settembre 2021 Zelensky ha visitato la Casa Bianca, dove Biden ha chiarito che gli Stati Uniti erano “fermamente impegnati” a favore delle “aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina”. Poi, il 10 novembre 2021, il Segretario di Stato Antony Blinken e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, hanno firmato un documento importante: la “Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico”. Lo scopo di entrambe le parti, affermava il documento, è quello di “sottolineare… un impegno per l’attuazione da parte dell’Ucraina delle ampie e profonde riforme necessarie per una piena integrazione nelle istituzioni europee ed euro-atlantiche”. Riaffermava inoltre esplicitamente l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della “Dichiarazione del vertice di Bucarest del 2008”.
Pare che ci siano pochi dubbi sul fatto che l’Ucraina fosse sulla buona strada per diventare un membro della NATO entro la fine del 2021. Anche così alcuni sostenitori di questa politica sostengono che Mosca non avrebbe dovuto preoccuparsi di tale esito, perché “la NATO è un’alleanza difensiva e non rappresenta una minaccia per la Russia”. Ma non è così che Putin e gli altri dirigenti russi pensano alla NATO, ed è ciò che pensano loro che conta. In breve non c’è dubbio che Mosca vedesse l’adesione dell’Ucraina alla NATO come una minaccia esistenziale a cui non si poteva permettere di stare in piedi.
SECONDO, un numero considerevole di individui autorevoli e molto stimati in Occidente riconobbero prima della guerra che l’espansione della NATO – soprattutto in Ucraina – sarebbe stata vista dai dirigenti russi come una minaccia mortale e avrebbe infine condotto al disastro.
William Burns, che ora è a capo della CIA ma era ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca ai tempi del vertice NATO di Bucarest dell’aprile 2008, scrisse un memorandum all’allora segretario di Stato Condoleezza Rice in cui descrive sinteticamente il pensiero russo a proposito dell’inclusione dell’Ucraina nell’alleanza. “L’ingresso dell’Ucraina nella NATO”, scrisse, “è la più luminosa di tutte le linee rosse per l’élite russa (non solo per Putin). In più di due anni e mezzo di conversazioni con le figure chiave russe, dai rozzi scimmioni negli oscuri recessi del Cremlino ai più acuti critici liberali di Putin, devo ancora trovare qualcuno che consideri l’Ucraina nella NATO qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi”. La NATO, disse, “sarebbe vista… come se si lanciasse il guanto di sfida in termini strategici. La Russia di oggi risponderà. Le relazioni russo-ucraine si congeleranno… Creerà un terreno fertile per l’ingerenza russa in Crimea e nell’Ucraina orientale”.
Burns non è stato l’unico decisore politico occidentale nel 2008 a capire che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era irto di pericoli. Infatti, al vertice di Bucarest, sia la cancelliera tedesca Angela Merkel che il presidente francese Nicolas Sarkozy si sono opposti ad andare avanti rispetto all’adesione dell’Ucraina alla NATO perché capivano che ciò avrebbe allarmato e fatto infuriare la Russia. Merkel ha recentemente spiegato la sua opposizione: “Ero molto sicura… che Putin non avrebbe lasciato che ciò accadesse. Dal suo punto di vista sarebbe una dichiarazione di guerra”.
Entrando più nel dettaglio numerosi decisori politici e strateghi americani si opposero alla decisione del presidente Clinton di espandere la NATO nel corso degli anni ‘90, quando la decisione era ancora oggetto di discussione. Quegli oppositori capirono fin dall’inizio che i dirigenti russi l’avrebbero vista come una minaccia ai loro interessi vitali, e che quella politica alla fine avrebbe condotto al disastro. L’elenco degli oppositori comprende figure di spicco dell’establishment come George Kennan, sia il segretario della Difesa del presidente Clinton, William Perry, che il suo capo dello stato maggiore congiunto, il generale John Shalikashvili, Paul Nitze, Robert Gates, Robert McNamara, Richard Pipes e Jack Matlock, solo per citarne alcuni.
La logica della posizione di Putin dovrebbe avere perfettamente senso per gli americani, che da tempo sono impegnati a seguire la Dottrina Monroe, secondo la quale a nessuna grande potenza lontana è permesso di formare un’alleanza con un paese dell’emisfero occidentale e collocare lì le sue forze armate. Gli Stati Uniti interpreterebbero una mossa del genere come una minaccia esistenziale e farebbero di tutto per eliminare il pericolo. Naturalmente questo è ciò che accadde durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962, quando il presidente Kennedy mise in chiaro coi sovietici che i loro missili a testata nucleare avrebbero dovuto essere rimossi da Cuba. Putin è profondamente influenzato dalla stessa logica. Dopotutto le grandi potenze non vogliono che grandi potenze lontane entrino nel loro cortile di casa.
TERZO, la centralità del profondo timore della Russia nei confronti dell’adesione dell’Ucraina alla NATO è illustrata da due sviluppi che si sono verificati dall’inizio della guerra.
Durante i negoziati di Istanbul, che si tennero immediatamente dopo l’inizio dell’invasione, i russi misero in chiaro in modo manifesto che l’Ucraina doveva accettare una “neutralità permanente” e che non poteva aderire alla NATO. Gli ucraini accettarono la richiesta della Russia senza grandi resistenze, sicuramente perché sapevano che altrimenti sarebbe stato impossibile porre fine alla guerra. Più recentemente, il 14 giugno 2024, Putin ha presentato due richieste che l’Ucraina avrebbe dovuto soddisfare prima che lui acconsentisse ad un cessate il fuoco e all’avvio di negoziati per porre fine alla guerra. Una di queste richieste era che Kiev dichiarasse “ufficialmente” “di abbandonare il suo progetto di aderire alla NATO”.
Niente di tutto ciò sorprende poiché la Russia ha sempre visto l’Ucraina nella NATO come una minaccia esistenziale che deve essere prevenuta a tutti i costi. Questa logica è la forza trainante della guerra in Ucraina.
Infine è evidente dalla posizione negoziale della Russia a Istanbul e dai commenti di Putin sulla fine della guerra nel suo intervento del 14 giugno 2024 che egli non è interessato a conquistare tutta l’Ucraina e a renderla parte di una Russia più grande.
5 agosto 2024
Fonte: https://mearsheimer.substack.com
Quarta ristampa di un breve e denso testo di grande valore!https://www.asterios.it/catalogo/la-lobby-israeliana-e-la-politica-estera-degli-usa