Ogni spazio, avvenimento, comportamento e ogni essere vivente vengono informatizzati, assistiamo a una “liquefazione del mondo fisico”, così come questo processo è stato definito in un rapporto dell’IBM[1]. Il concetto di informazione, apparentemente astratto, prende così tutta la sua nefasta consistenza, svelando quello che era il progetto originario di colui il quale fondò l’IBM, così come dei teorici della cibernetica: prevedere tutti gli avvenimenti presenti e futuri e trasformare gli individui in informazione, in individui automatizzati predisposti per il mondo-macchina.

Se ricordiamo la macchina di Hollerith del 1888 a schede perforate che permetteva la codifica delle caratteristiche degli individui per un’immediata e veloce registrazione e catalogazione dei dati – usata per i censimenti e per le successive leggi eugenetiche negli Stati Uniti e per razzionalizzare le procedure di classificazione per i campi di sterminio dei nazisti – ricordiamo anche le parole del suo inventore, che fondò l’azienda che poi prese il nome di IBM: “L’effettiva giustificazione per la raccolta di grandi quantità di dati sta nella capacità di trarre conclusioni […] e garantire una stima sicura degli avvenimenti presenti e futuri”[2].

Nel marzo del 1890, le macchine di Hollerith furono installate presso l’Inter-Ocean Building, centinaia di impiegati lavoravano a turni 24 ore su 24, prendevano i dati grezzi del censimento raccolti sul campo per trasferirli su schede con macchine perforatrici appositamente progettate e poi passarle a un altro gruppo di impiegati che lavoravano ai tabulatori e agli smistatori.

Il censimento del 1890 conteneva trentacinque domande, dieci in più del censimento precedente, su una serie di dati: livelli di alfabetizzazione, dimensioni del nucleo familiare, professioni, valore delle proprietà di una famiglia, includendo anche una categorizzazione razziale: bianchi, di colore, cinesi, giapponesi, “indiani civilizzati”, nativi americani che vivevano nelle terre originarie.

Ciò che distingueva l’invenzione di Hollerith non era solo la velocità, ma la sua capacità di estrarre e setacciare dati e persino combinarli tra loro. Un’analisi su scala di massa senza precedenti. Questa tecnologia aveva trasformato il censimento da un semplice conteggio della popolazione a qualcosa che assomigliava molto a una prima forma di sorveglianza di massa con la capacità di discriminare a seconda degli interessi. Per la classe politica ossessionata dalla razza era uno sviluppo rivoluzionario, si apriva la possibilità di scandagliare la composizione etnica di uno Stato. Simon Newton Dexter North, un importante lobbista industriale a capo del censimento del 1900, era fortemente convinto che stessero combattendo un nuovo tipo di guerra: una guerra per la purezza genetica dell’America e che la tecnologia del tabulatore di Hollerith era un’invenzione senza la quale questa lotta sarebbe stata persa.

Dopo il censimento, gli Stati e il governo federale approvarono legislazioni eugenetiche con programmi di sterilizzazione forzate finanziati da Rockefeller e da altri filantropi americani con cui condivideva la stessa visione. Si avvia l’inizio del sistema eugenetico retto e organizzato dall’acquisizione ed elaborazione di dati.

“La necessità di trattenere le classi e le famiglie geneticamente carenti dalla funzione della riproduzione è riconosciuta come imperativa”, affermò North nel 1918 al Carnegie Endowment for International Peace mentre la prima guerra mondiale volgeva al termine, continuando: “È il sogno del vero statistico che arrivi il giorno in cui i fatti della demografia saranno disponibili su basi identiche per tutto il mondo. Quando questo sogno sarà realizzato, quando esisteranno effettivamente e ovunque statistiche internazionali comparabili, allora conosceremo le leggi che determinano il progresso umano e potremo applicarle efficacemente”.

Hollerith, ormai ricco e famoso, vendette la sua Tabulating Machine Company per 2,3 milioni di dollari a Charles Flint, conosciuto ai suoi tempi come il “Padre dei Trust”. Arriviamo così all’International Business Machines Company, la multinazionale che oggi conosciamo come IBM, fondata nel 1911. L’IBM vinse il contratto per il progetto Social Security del 1935 diventando così la più importante compagnia nella tecnologia di raccolta e analisi dei dati.

Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra la tecnologia Hollerith di IBM divenne essenziale nell’ambito militare dalla gestione degli spostamenti delle truppe alla progettazione della bomba atomica. Speciali macchine IBM “portatili” installate su mezzi militari sbarcarono con le truppe americane in Normandia, Tunisia, Italia e furono utilizzate anche sul fronte interno. Dopo l’attacco a Pearl Harbor, il Census Bureau degli Stati Uniti tirò fuori le schede perforate del censimento del 1940 e le rielaborò per produrre liste di popolazione, isolato per isolato, sui giapponesi-americani in una mezza dozzina di stati, compresa la California. Alla fine 130.000 giapponesi-americani furono imprigionati nei campi di detenzione.

La filiale tedesca dell’IBM ottenne il suo primo contratto importante lo stesso anno in cui Hitler divenne cancelliere. Hitler e i nazisti trassero ispirazione e insegnamenti dal movimento eugenetico statunitense e dalle legislazioni eugenetiche americane. Il censimento del 1933 fu voluto da Hitler come un inventario razziale di emergenza del popolo tedesco e l’intero conteggio, stimato in circa 65 milioni di persone, fu svolto in soli quattro mesi. Il successo di questa operazione fù così importante per IBM che il CEO Thomas J. Watson visitò il gigantesco magazzino di Berlino dove centinaia di impiegate lavoravano in turni di sette ore a rotazione 24 ore al giorno e rimase colpito dal lavoro dei suoi manager tedeschi: avevano portato a termine un incarico apparentemente impossibile, con un formato di schede perforate su misura necessario per aggiungere delle “considerazioni politiche”.

Armata di questi dati delle macchine tabulatrici la Gestapo si dimostrò in grado di anticipare con notevole precisione il numero totale di deportati per ogni categoria razziale, status ed età. La vasta burocrazia statale della Germania, i suoi programmi militari e il sistema dei campi di concentramento richiedevano una grande elaborazione di dati.

Quando gli Stati Uniti entrarono ufficialmente in guerra nel 1941, la filiale tedesca dell’IBM era cresciuta fino a impiegare 10.000 persone e a servire 300 diverse agenzie governative tedesche. “In effetti, il Terzo Reich avrebbe aperto alle macchine Hollerith sorprendenti spazi statistici mai istituiti prima – forse mai nemmeno immaginati prima”[3].

Dalla seconda guerra mondiale la macchina di Hollerith divenne globale. Il mondo era pronto per diventare a misura della macchina di Hollerith.

Nel 1945 in ambito militare fu realizzato un sistema in grado di effettuare calcoli su base probabilistica, raccogliendo le informazioni dei radar sulla traiettoria e velocità degli aerei integrandole con informazioni meteorologiche al fine di indicare il momento migliore per il lancio di missili. La calcolabilità effettiva diventò cruciale per prevedere e conseguentemente prendere decisioni in tempo reale, da quel momento, con lo sviluppo della cibernetica, l’informatica ebbe il fine di calcolare le migliori azioni da compiere.

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Transumanesimo: l’ideologia del tecno-mondo

La cibernetica diventa la nuova mathesis universalis leibniziana, una conoscenza unificata – biologica e computazionale – dei sistemi biologici, dei fenomeni, delle strutture sociali e degli esseri viventi. Una quantificazione e un’unificazione di sistemi complessi in cui lo stesso soggetto viene ridotto a una somma di informazioni, a un programma che si può decifrare e quindi modificare come una macchina, con un’inedita possibilità di gestirlo direttamente con le macchine. L’essere umano si frammenta e si dissolve in un oceano infinito di dati.

Dalle parole di Norbert Wiener, padre della cibernetica: “Vivere efficacemente è vivere con informazioni adeguate. Così la comunicazione e il controllo appartengono all’essenza della vita interiore dell’uomo, nel momento stesso in cui appartengono alla sua vita nella società”[4].

La calcolabilità effettiva, il voler calcolare, prevedere, decifrare, condizionare ogni dimensione della vita porta a far scomparire l’irriducibile e l’inaccessibile per lasciare spazio solo alla manipolazione. Scompare quel qualcosa di non totalmente decifrabile, controllabile e imbrigliabile nella razionalizzazione prima meccanicistica e poi algoritmica, con la presunzione dello sguardo razionale e tecnico sul mondo che mira a piegare a sé, a proprio uso e consumo, ogni manifestazione del vivente. Scompare l’essere umano.

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La cibernetica trova un suo corrispettivo nella psicologia nel comportamentismo e nelle sue derivazioni cognitiviste. Lo psicologo Skinner con i suoi esperimenti sul condizionamento operante condotti su topi e piccioni si poneva come scopo “l’ingegneria del comportamento”: la modifica del comportamento attraverso un sistema tecnologico da estendere all’intera umanità. Nel 1947 scrisse: “Non si tratta di portare il mondo nel laboratorio, ma di estendere al mondo intero le pratiche della scienza sperimentale”[5]. Nel suo libro Oltre la libertà e la dignità leggiamo: “è necessario introdurre grandi mutamenti nel comportamento umano e a questo scopo non ci basta l’aiuto della fisica o della biologia, […] ciò di cui abbiamo bisogno è di una tecnologia del comportamento […] paragonabile per precisione alla tecnologia fisica e biologica”[6]. Gli esperimenti di Skinner, con i suoi labirinti per condizionare i topi, avevano fatto nascere una tecnologia del comportamento umano che ritroviamo negli scopi della Silicon Valley che ha ben compreso come il condizionamento sia essenziale per una nuova scienza della modifica del comportamento umano.

La “scoperta” del DNA si è verificata solo pochi anni prima dell’inizio di quella che è stata definita “l’era dell’informazione”. Le tecnologie informatiche esistevano già da qualche tempo, ma fu nei primi anni ’70 che queste tecnologie iniziarono a penetrare nella sfera sociale iniziando a influenzare lo sguardo sul mondo. Un essere umano strappato da un rapporto profondo e diretto con il mondo naturale è già predisposto a concepire la conoscenza come nient’altro che un’accumulazione di informazioni e la realtà come una complessa equazione matematica dove la vita si riduce a informazioni codificate. La stessa cellula è concepita come un sistema industriale e informatico e il DNA fornisce bit intercambiabili, concezione base necessaria per la digitalizzazione della vita.

Il dataismo è una precisa mentalità che ha preso forma con l’emergere dei Big data, ma altro non è che la concezione cibernetica secondo cui la conoscenza di ogni processo deriva dall’acquisizione ed elaborazione di informazioni. “Il dataismo dichiara che l’universo è costituito da flussi di dati e il valore di qualsiasi fenomeno o l’entità è determinata dal suo contributo all’elaborazione dei dati e possiamo interpretare l’intera specie umana come un unico sistema di elaborazione dei dati, con i singoli esseri umani che fungono da suoi chip” leggiamo dal transumanista Yuval Noah Harari.

Leggere il transumanista Yuval Noah Harari in acro-polis.it ⇓

Temere i burocrati dell’intelligenza artificiale

Secondo questa visione la società è un sistema sociale calcolabile e solo con l’elaborazione di dati si potrà giungere alla sua conoscenza totale e solo con gli algoritmi si valuteranno le “migliori” decisioni da prendere. Alex Pentland direttore dello Human Dynamics Lab del MIT scrive: “Grazie a questa mole di dati, possiamo osservare la società in tutta la sua complessità, attraverso milioni di reti […]. Se avessimo una visione ‘onnipotente’, cioè a 360°, potremmo arrivare a comprendere appieno tutti i meccanismi sociali e intervenire per risolvere i problemi”.

Tutto si riduce a un flusso di informazioni. Ciò che conta sono solo i dati: le loro corrette, efficenti, immediate catture, elaborazioni, comparazioni e comunicazioni nella rete. Un’infocrazia basata sui dati come la definisce Byung-Chul Han.

L’utopia dello sviluppo delle macchine come libertà di Saint-Simon, la gestione coordinata e pianificata attraverso la nascente statistica di Condorcet, la gestione ordinata e ottimale del mondo grazie al potere razionalizzante della tecnica di Comte, così come la pianificazione urbana con un’ideale distribuzione di spazi calcolata con un’enumerazione della popolazione e, soprattutto, la visione cibernetica di Wiener che considerava la società e ogni essere vivente con il suo ambiente come un sistema informatico, erano un tempo impossibili da realizzarsi, mentre oggi sono resi possibili dalla convergenza delle tecno-scienze, dallo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e dall’Internet delle cose.

Una smart city disseminata di sensori e telecamere è un esperimento a cielo aperto di ingegneria sociale in cui gli esperti di multinazionali come IBM, Google e Facebook si apprestano a gestire tutti i dati. Una razionalizzazione degli spazi, dei tempi, delle persone e dei loro comportamenti, un’automatizzazione dell’essere umano. Come scrive Stefano Isola: “In tal modo gli abitanti umani, in quanto tali divengono idealmente superflui, se non come sorgente di dati biometrici e comportamentali”[7]. La visione cibernetica si concretizza nella sua totalità: la misurazione di ogni ambito della nostra vita che viene sottoposta a elaborazione, gestione e controllo algoritmico, in cui ogni dimensione e processo viene digitalizzato, trasformato in dati da analizzare, elaborare, scomporre, ricomporre, incrociare, prevedere. Un dare forma al mondo, alla società, alle relazioni, una forma che presuppone una precisa visione di mondo e di essere vivente. Una visione cibernetica che prende forma.

[1]IBM, The Economy of Things. Extracting new value from the Internet of Things, 2015.

[2]Edwin Black, IBM and the Holocaust: The Strategic Alliance Between Nazi Germany and America’s Most Powerful Corporation-Expanded Edition, 2001 trad. it., L’IBM e l’Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana, Rizzoli, 2001.

[3]Edwin Black, op. cit.

[4]Wiener Norbert, The Human Use of Humanity Beings, Houghton Mifflin H., 1954.

[5]Burrhus Skinner, Beyond Freedom and Dignity, 1971, trad.it., Oltre la libertà e la dignità, Mondadori, 1973.

[6]Burrhus Skinner, op. cit.

[7]Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale, Asterios Editore, 2023.


https://www.asterios.it/catalogo/fin-di-bene-il-nuovo-potere-della-ragione-artificiale