Con monotonia e forse con annoiato cinismo, le autorità politiche e militari israeliane invocano l’antisemitismo come alibi e come scusa per tutto ciò che fanno. Non importa quanto sia barbaro. Non importa quanto le prove dimostrino che hanno agito — nell’uno o nell’altro di decine e decine di incidenti simili — con cieca, generalizzata mira e con terrificante violenza. Bombardano, ancora e ancora, da terra, dal mare e dall’aria, ospedali, scuole, campi profughi, nella loro fretta purificatrice uccidono persino la loro stessa gente, gli ostaggi che sono riusciti a fuggire, eppure continuano a sostenere che “nessun altro esercito ha mai preso misure così ampie per evitare di uccidere i civili”. Tuttavia, questo non è ciò che dicono i soldati israeliani che disertano per vergogna o che si rifiutano di arruolarsi una seconda volta. E le fotografie dei martiri di Gaza, di gran lunga inferiori al numero di fotografie di tali distruzioni, riportano alla mente le immagini delle città rase al suolo nella Seconda Guerra Mondiale, con i civili come obiettivo deliberato (se non principale). Non c’è nulla in piedi. Macerie ovunque. E tra le macerie, un relitto anche questo, l’inglobante “moralità della guerra” e la sua “giustizia”.
Dobbiamo quindi ritenere che il “virus dell’antisemitismo” abbia contagiato l’Università di Yale? E la London School of Hygiene and Tropical Medicine? E il Centro per la salute umanitaria della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health? E la rivista medica britannica “Lancet”, la cui immensa credibilità è attestata da due secoli e due anni di vita? Facciamo un’ipotesi. Dal momento che l’ONU, l’OMS, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, Amnesty International, Medici del Mondo, Medici Senza Frontiere, Reporter Senza Frontiere sono tutti accusati di antisemitismo, perché non affermare che la comunità accademica britannica nel suo complesso è stata contaminata?
Uno studio di accademici britannici, basato sullo stesso metodo utilizzato per determinare le morti in Kosovo e in Sudan, è stato pubblicato su Lancet pochi giorni fa. Le sue conclusioni: Il bilancio dei morti a Gaza potrebbe essere superiore del 40% rispetto alla cifra ufficiale del Ministero della Salute palestinese, quindi 65.000 e non 46.000. Il 59,1% erano donne, bambini e persone con più di 65 anni. Cioè, se “per la prima volta non fossero state adottate misure di protezione dei civili”, quale percentuale di donne e bambini sarebbe stata spazzata via? 80%;
Fonte: kathimerini.gr