Sul fronte del Donbass prosegue la lenta erosione delle posizioni ucraine da parte delle forze russe. Dopo l’inevitabile caduta di Avdeevka le forze ucraine si trovano ad avere enormi difficoltà nel tentativo di consolidare le proprie posizioni e contrastare l’avanzata russa. Le forze ucraine stanno cercando in ogni modo di costruire linee di difesa per ostacolare o almeno rallentare l’avanzata russa: non è banale rilevare come di fatto tutta la strategia ucraina degli ultimi due anni fosse orientata quasi in toto all’azione offensiva, mancando di complementarietà strategica sul piano difensivo. A questo proposito, la cosiddetta “linea Surovikin” — costruita tra il 2022 ed il 2023 — costituisce per le forze russe una garanzia molto importante. Il predominio russo sui cieli ucraini è indiscusso, così come l’enorme vantaggio delle forze russe rispetto al potenziale di artiglieria, di uomini, oltre che sul piano del morale dei militari. Dall’attacco del 24 febbraio il continuo ammodernamento delle dotazioni e delle tattiche di ambo gli schieramenti prosegue senza sosta: il fulcro di questo ammodernamento è quello dei droni, diventati ormai essenziali per ogni tipo di attività militare. Insieme al terrorismo ed ai sabotaggi, i maggiori successi ucraini sul piano militare sono in gran parte riconducibili proprio all’utilizzo dei droni, sia quanto riguarda i danni arrecati alla flotta russa di stanza sul Mar Nero sia per gli attacchi a depositi di carburante ed altre infrastrutture strategiche russe. Dopo la conquista di Avdeevka gli attacchi alla città di Donetsk sono proseguiti pur diminuendo in modo significativo: ciononostante le forze ucraine continuano a colpire soprattutto i sobborghi sudoccidentali della città, specie con colpi d’artiglieria da 155 millimetri (dotazione Nato). Naturalmente tutto l’agglomerato urbano rimane ancora nel raggio d’azione di sistemi missilistici avanzati, come gli ormai celebri Himars di produzione statunitense: al contempo, l’avvenuta distruzione di almeno alcuni di questi sistemi missilistici da parte delle forze russe è ormai un fatto appurato, così come quella dei carri armati Leopard e Abrams. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha voluto dare ulteriore consistenza alla possibilità di uno scontro diretto tra le forze russe e lo schieramento Nato, paventandolo come inevitabile nel caso di una sconfitta delle forze ucraine: uno scenario, quest’ultimo, che appare oggi meno che mai tutt’altro che inverosimile. Lo scandalo che coinvolge le forze armate tedesche ha gettato ulteriore benzina sul fuoco: l’intento di colpire direttamente il ponte di Kerch di cui alti ufficiali tedeschi stavano discutendo – chiaramente non sapendo di essere intercettati — potrebbe avere serie ripercussioni sul piano politico per Berlino. Nel frattempo il francese Emmanuel Macron, dopo essere stato smentito in parte o in toto da diversi alti rappresentati delle cancellerie europee ha ripreso parola sul tema del possibile invio di truppe regolari Nato in Ucraina, esortando i vertici europei a “non essere codardi” : un invito dai tratti farsescamente tragici, considerando che un po’ meno di codardia sul piano politico avrebbe salvato sia l’Ucraina sia l’Europa nel suo complesso dal peggiore disastro dalla seconda guerra mondiale ad oggi.
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Maurizio Vezzosi, è un analista e reporter freelance. Collabora con RSI Televisione Svizzera, LA7, Rete4, L’Espresso, Limes, l’Atlante geopolitico di Treccani, il centro studi Quadrante Futuro, La Fionda ed altre testate. Ha raccontato il conflitto ucraino dai territori insorti contro il governo di Kiev documentando la situazione sulla linea del fronte. Nel 2016 ha documentato le ripercussioni della crisi siriana sui fragili equilibri del Libano. Si occupa della radicalizzazione islamica nello spazio postsovietico, in particolare nel Caucaso settentrionale, in Uzbekistan e in Kirghizistan. Nel quadro della transizione politica che interessa la Bielorussia, nel 2021 ha seguito da Minsk i lavori dell’Assemblea Nazionale. Tra la primavera e l’estate del 2021 ha documentato il contesto armeno post-bellico, seguendo da Erevan gli sviluppi pre e post elettorali. Nel 2022, dopo aver seguito dalla Bielorussia il referendum costituzionale, le trattative russo-ucraine, e sul campo l’assedio di Mariupol, ha proseguito documentare la nuova fase del conflitto ucraino. Nel 2023 ha continuato a documentare la situazione nelle aree di Lugansk, Donetsk, Zaporozhe e Kherson sotto controllo russo. Durante l’estate si è recato in Georgia approfondendo la situazione sociale e politica della repubblica caucasica. A settembre ha partecipato al’AJB DOC Film Festival (Al Jazeera Balkans) di Sarajevo e al festival Visioni dal Mondo di Milano con il documentario “Primavera a Mariupol” (Spring in Mariupol). È assegnista di ricerca presso l’Istituto di studi politici “S. Pio V”.
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