Armi e intelligenza artificiale, i grandi fondi d’investimento in prima linea

 

Le armi generate dall’intelligenza artificiale sono una delle destinazioni privilegiate degli impieghi finanziari, attirando i grandi fondi.

Le armi generate dall’intelligenza artificiale sono rapidamente diventate una delle destinazioni privilegiate degli impieghi finanziari, attirando in primis, come del resto era naturale attendersi, i grandi fondi.

Semplificando una ricostruzione ben più complessa, è possibile individuare due tipologie di produttori di armi tragicamente “intelligenti”. La prima tipologia è costituita dai grandi produttori di armi che si occupano anche di intelligenza artificiale: in particolare Northrop Grumman, Raytheon, Lockheed Martin, Charles River Analytics, L3 Harris Technologies. La seconda tipologia è rappresentata dalle società che lavorano in materia di intelligenza artificiale e la applicano anche alle armi: C3.ai., UiPath, Palo Alto Networks, KLA Corporation, Synopsys, Cadence Design Systems.

L’onnipresenza di Vanguard, BlackRock e State Street

Cosa hanno in comune queste due tipologie di società? È molto chiaro: hanno come principali azionisti i tre più grandi fondi mondiali. Vanguard, BlackRock e State Street, complessivamente, ne possiedono circa il 25%. In Northrop Grumman, State Street possiede il 9,3%, Vanguard l’8,1 e BlackRock quasi il 7%. Percentuali simili sono presenti in Raytheon (Vanguard 9,3, State Street 9,1, BlackRock 7,9) e in L3 Harris Technologies (Vanguard 10,6, BlackRock 9,1, State Street, 4,8). Ancora maggiore è la partecipazione di Vanguard e BlackRock in Lockheed Martin (15,5 e 9,1, mentre State Street ha il 7,6%) e in Charles River Analytics (11,6 e 10,02, con State Street al 4%).

Nelle società che si occupano di intelligenza artificiale, le percentuali sono simili. In C3.ai Vanguard ha l’8,7%, BlackRock il 5,7 e State Street poco meno del 2%, mentre in UiPath Vanguard si attesta all’8%, BlackRock supera il 5,6 e State Street registra l’1,7%. In Palo Alto Networks, Vanguard risulta il primo azionista con l’8,5%, seguita da BlackRock con il 5,8 e, più distanziata, compare State Street con il 3,8%. Kla Corporation è quella che ha partecipazioni ancora più consistenti da parte dei fondi, con Vanguard al 9,6%, BlackRock all’8,5% e State Street al 4,2. In Synopsys Vanguard possiede l’8,8, BlackRock il 5,9 e State Street il 4,4. In Cadence Design Systems, infine, la quota di BlackRock è pari all’11,2, quella di Vanguard al 9 e quella di State Street al 4,29.

Come nasce l’interesse dei grandi fondi verso armi e intelligenza artificiale

Questo rapido quadro di sintesi ha bisogno ancora di qualche precisazione. In primo luogo la partecipazione delle “Big Three” alle società che producono armi risale ormai a qualche anno fa, in particolare alla fase successiva alla crisi del 2008, quando tali realtà hanno iniziato una vera e propria campagna di acquisizioni, utilizzando la mole di risparmio gestito messo a loro disposizione da risparmiatori e da altri fondi spaventati dallo scoppio della bolla immobiliare, da cui Vanguard, BlackRock e State Street si erano tenuti, in buona parte, fuori.

La presenza nelle società che trattano di intelligenza artificiale è invece, inevitabilmente, più recente, ma sta procedendo a ritmo serrato con acquisizioni azionarie sempre più cospicue. Di fatto, ancora nel 2018, la presenza dei tre grandi fondi in questo settore era assai ridotta. Occorre rilevare poi che, se alla partecipazione delle Big Three nei due ambiti delle armi e dell’intelligenza artificiale si aggiunge quella degli altri fondi con forti attivi, si registra un controllo dell’azionariato non lontano dal 50%. In tale ottica vale la pena ricordare che gli stessi fondi figurano, sia pur in percentuali decisamente minori, anche in società come Thales e Bae Systems e persino in Rafael Advanced Defense Systems, che è posseduta quasi per intero dallo Stato di Israele.

Ci sono poi le start-up e le società più “piccole”, come Anduril, Databucks, Shield AI, Hawkage 360 e Epirus, che sono finanziate da venture capital, a partire da Andreessen & Horowitz. E che cercano di partecipare, in realtà senza troppo successo, alle commesse del governo degli Stati Uniti. Alcune di loro, peraltro, godono di finanziamenti diretti – esemplare il caso di Databuck – da colossi come Amazon e Microsoft.  In estrema sintesi, pochissimi soggetti guadagnano una montagna di soldi dalle nuove frontiere della tecnologia militare.

Fonte: valori.it