Gli sviluppi politici in Francia hanno contraddetto le previsioni di esperti e sondaggisti. La drammatica inversione di tendenza è dovuta innanzitutto al sistema elettorale francese a doppio turno, un elemento forte della cultura francese, radicato nella Rivoluzione francese e confermato in tutte le revisioni del XIX e XX secolo.
Questo sistema mira a fornire una forte legittimità ai governanti eletti. Impedisce l’ascesa degli estremi. Gli elettori si esprimono al primo turno; ma hanno l’opportunità di decidere razionalmente al secondo turno. Le forze politiche opposte hanno rafforzato questo sistema con accordi sulle dimissioni reciproche dei candidati.
Tuttavia, oltre ai vantaggi a breve termine, questo sistema comporta dei rischi a lungo termine. Le regioni sono distretti a seggio unico. Di conseguenza, i voti del candidato perdente scompaiono dal conto politico complessivo. Sia con il 20% che con il 49%, la sconfitta è equivalente; pertanto questo sistema non riflette il vero equilibrio politico. Questo, in fondo, è l’argomento principale dell’estrema destra per la perdita delle primarie.
Non implica che in due settimane le preferenze politiche dei francesi siano cambiate radicalmente. L’ascesa dell’estrema destra può essere spiegata da sviluppi che sono in gran parte irreversibili. È una delle conseguenze della globalizzazione. Nelle regioni in cui l’estrema destra sta ottenendo alti livelli di successo, è sotteso un profondo senso di degrado, emarginazione ed esclusione. Non è dovuto solo alla povertà economica, ma anche alla mancanza di istruzione e di ideali, all’assenza di una prospettiva per il futuro, all’insicurezza, alla diluizione dei valori fondamentali della Repubblica, come, ad esempio, la laicità. Nei villaggi, nelle piccole città di provincia e nei quartieri degradati delle grandi città, gli abitanti si sentono emarginati, senza i privilegi prestigiosi e il benessere nei grandi centri di cui godono i ricchi, gli istruiti e i benestanti. Non a caso, la maggiore influenza della corrente dei lepenisti è nel nord della Francia, nei quartieri popolari e sulla costa mediterranea, dove l’immigrazione è massiccia e ‘minacciosa’. La sinistra non si rivolge a questi elettori, poiché da un lato asseconda questi sviluppi e dall’altro si attiene agli slogan sociali ed economici del passato.
Interpretare in modo eccessivo i risultati delle elezioni è pericoloso. Il Parlamento francese, in sostanza, è stato diviso in tre parti. La sua composizione pone difficoltà quasi insormontabili per la governance della Francia. Non ha prevalso definitivamente la democrazia, né la sinistra è stata riportata alla ribalta della storia, né è stata respinta l’ondata ultra-conservatrice che si sta diffondendo in Occidente, incoraggiata dalla propaganda russa. L’entusiastico compiacimento post-elettorale può ostacolare le revisioni radicali senza le quali la retorica lebbrosa risorgerà e resusciterà.
Lo spettro dell’ingovernabilità sulla Francia – Le prossime tappe dopo il risultato elettorale
Lo spettro dell’ingovernabilità sulla Francia – I prossimi passi dopo il risultato elettorale
Tra tre anni, le prossime elezioni presidenziali si terranno in due turni, ma senza le condizioni protettive del sistema elettorale parlamentare, che hanno impedito la vittoria del partito dei lebbrosi. Nello scenario disperato, ma non improbabile, in cui Marine Le Pen venga eletta Presidente nel 2027, le successive elezioni parlamentari le conferiranno la Presidenza, il Governo e il Parlamento. Se e quando il partito di estrema destra eserciterebbe un ruolo particolarmente pericoloso nella politica francese ed europea – molto peggio di una temporanea ‘coalizione’ con il Presidente Macron. E che ci sia l’ultima delusione del primo.
Autore: George Prevelakis è Professore Emerito di Geografia e Geopolitica presso l’Università della Sorbona (Parigi 1), Distinguished Visiting Professor, Hellenic American University.
Fonte: kathimerini.gr
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