Quasi ad annunciare l’inizio delle Olimpiadi a Parigi è stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu davanti al Congresso degli Stati Uniti a presentare la situazione politica quale scontro tra civiltà. Infatti, al di là del mito di Olimpia, nell’antica Grecia secondo una leggenda “giochi funebri” in onore dell’eroe Pelope (darebbe nome al Peloponneso) su Enomao per conquistare sua figlia Ippodamia in una corsa con i carri. Si sarebbero – secondo il mito – svolte dal 776 a.C. al 392 d.C. in tempo di pace (cioè tra una guerra e l’altra) con un significato religioso sotteso da un conflitto “sportivo” tra le polis per dimostrare il valore agonistico e militare della propria forza. Basta osservare le discipline delle gare per comprenderne la natura bellica fin dalle origini: la corsa, la marcia, la spada, la lancia (giavellotto), il tiro (con l’arco), l’ippica, la lotta e il pugilato.

Nell’età dell’imperialismo, sul finire del XIX° secolo, il trionfo della modernità e lo spirito conflittuale (per l’economia e la tecnica s’erano inventate le Esposizioni Universali) saranno recuperate quali forme di competizioni simboliche a riflettere i conflitti e le rivalità presenti in Europa, quando dopo il 1870, le guerre si spostano in altri continenti. Così le grandi potenze cercavano di dimostrare la propria superiorità e capacità di dominio attraverso una serie di competizioni che andavano oltre il semplice campo di battaglia militare. Le Olimpiadi moderne offrono occasioni virtualmente pacifiche (le belle parole di lealtà, incontro tra i popoli, partecipazione) per le nazioni di dimostrare la propria potenza e supremazia attraverso il successo atletico e il numero di medaglie vinte. Il fautore era stato il barone francese Pierre de Coubertin, un pedagogo di nobile famiglia con il cipiglio romantico dell’antichità, cercava le ragioni della sconfitta umiliante subita della Francia nella guerra franco-prussiana del 1870. Ne concluse che le armate francesi non avevano avuto una preparazione fisica adeguata per combattere. Occorreva migliorarla e far rinascere i giochi olimpici era la grande occasione. Ne coniò il motto: “Citius, Altius, Fortius” (più veloce, più alto, più forte) ma una sua frase divenne ancor più nota: L’importante non è vincere ma partecipare a suo detto colta nella predica del vescovo Taylor durante le olimpiadi del 1908; ma la frase originale era L’importante nella vita non è solo vincere, ma aver dato il massimo. Vincere senza combattere non è vincere. Insomma, combattere per vincere non per partecipare. La prima olimpiade ad Atene era naturalmente preclusa al sesso femminile che per natura non era… guerriera. Nel 1900 furono ammesse, erano il 2% dei partecipanti, ovvero 22.

L’olimpiade del 1916 fu cancellata: infuriava la Grande guerra in un bagno di sangue, così i vincitori imposero agli sconfitti di non partecipare ai giochi di Anversa del 1920. Anche quelle del 1940 e del 1944 non furono disputate, ancora una volta, a Londra nel 1948 tutte le nazioni sconfitte furono escluse.

L’uso delle Olimpiadi come strumento di propaganda è stato sempre un esempio di come gli eventi sportivi di portata mondiale possano essere influenzati e influenzare il contesto politico in cui si svolgono. Quelle volute da Hitler nel 1936 dovevano mostrare la superiorità della razza ariana e la forza della Germania nazista, così la Spagna non vi prese parte, il governo spagnolo delle sinistre pensò a una Olimpiade Popolare da tenersi a Barcellona, ma non poté avere luogo a causa dell’inizio della guerra civile. Prima del clima della “Guerra fredda” l’Unione Sovietica non partecipò dal 1928 fino al 1956 a nessuna gara, organizzando le Spartachiadi per gli atleti comunisti dell’Internazionale.

La logica del boicottaggio funziona ancora: non è ammessa a partecipare a Parigi la Federazione Russa. S’iniziò a Melbourne nel 1956 dove Paesi Bassi, Spagna e Svizzera si rifiutarono per la crisi di Suez. Nel 1968 a Città del Messico il Movimento Estudianti che protestava contro i giochi olimpici fu massacrato con bazooka, razzi e carrarmati, il numero dei morti e dei feriti è ancora imprecisato, ma si tratta di diverse migliaia. Quanto alla protesta di Smith e Carlos vincitori dei 200 metri, durante l’inno americano fecero il saluto delle Black Panthers per denunciare il razzismo contro gli afroamericani, ebbero la carriera finita al rientro negli USA. Nel 1972 a Monaco l’organizzazione terroristica Settembre nero uccise due atleti israeliani e ne prese in ostaggio altri nove, il tentativo di liberarli portò le vittime a 17.

A Montreal nel 1976 non vi parteciparono tutti i paesi africani per protesta contro l’apartheid del Sudafrica. Nell’80 a Mosca, Stati Uniti e altri 64 paesi, (tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Giappone e Cina) non parteciparono per l’invasione sovietica in Afghanistan. Quattro anni dopo a Los Angeles furono i sovietici e gli alleati del Patto di Varsavia a non andarvi. Nel 1988 a Seul boicottarono l’altra Corea, Cuba, Madagascar, Etiopia e Nicaragua.

La fratellanza o comunanza dei popoli è dunque un mito, come quello dell’antica Olimpia.

 

Per vedere i filmati delle gare (sono sul sito ufficiale dei giochi olimpici internazionale):

1912 Stoccolma The Games of the V Olympiad Stockholm (170’);

1924 Parigi Les Jeux Olympiques di Jean de Rovera (162’);

1928 Amsterdam The Olympic Games, Amsterdam di Wilheim Prager;

1936 Berlino Olympia di Leni Riefenstahl (217’);

1948 Londra The Glory of Sport di Castleton Kight (136’);

1952 Helsinki Olympia 52 di Chris Marker (82);

1957 Melbourne Rendez-vous à Melbourne di René Lucot (110’);

1960 Roma La grande olimpiade di Romolo Marcellini (142’);

1964 Le olimpiadi di Tokyo di Kon Ichikawa (170’);

1968 Città del Messico Olimpiada en México di Albert Isaac (240’);

1972 Monaco Ciò che l’occhio non vede di AA.VV (110’);

1976 Montréal Jeux de la XXIème olympiade (AA.VV. 118’);

1980 Mosca O sport, ty mir! Di Jurij Nikolaevic (120’);

1984 Los Angeles 16 Days of Glory di Bud Greenspan (145’);

1988 Seul 16 Days of Glory di Bud Greenspan (145’);

1992 Barcellona 16 Days of Glory di Bud Greenspan (132’);

1996 Atlanta Olympic Glory di Bud Greenspan (210’);

2000 Sidney Olympics di Bud Greenspan (120’);

2004 Atene Story of Olympic Glory di Bud Greenspan (90’);

2008 Pechino The Everlasting Flame di Gu Jun (123’);

2012 Londra First di Caroline Rowland (109’);

2016 Rio de Janeiro Days of Truce (AA.VV. 90’)

2020-2021 Tokyo (posticipati per il Covid)