Da oltre un secolo le società umane sembrano sprofondate a Babilonia o aver accolto la forma religiosa del manicheismo. Ovvero scivolati ai tempi di Mani, terzo secolo A.C., dove due principi di un ordine assoluto erano contrapposti: il bene e il male, che abbiamo trasformato nei volti degli altri contrapposti ai nostri, assumendo una rigida mentalità che ci divide in possessori del bene o del male.
Se fossimo davvero trasportati a Babilonia, con una macchina del tempo che procede in retromarcia, avremmo assunto alcuni principi del bene quali: non mentire, non uccidere (da intendersi in modi estensivo nei riguardi del mondo animale e vegetale e degli elementi naturali: luce, fuoco, acqua, vento, aria), essere puri (divieto assoluto di compiere l’atto sessuale), non mangiare carne (serie di divieti alimentari e periodi, anche prolungati, di digiuno, godere di una felice povertà), i Perfetti vivevano dei doni della comunità, non possedevano nulla eccetto una veste, bianca come simbolo di purezza, e cibo per un giorno. Ebbene questi li abbiamo rifiutati tutti e per intero, da oltre un millennio in nome del progresso, della libertà, della democrazia e del benessere. A Babilonia il male era inteso: nell’adorare gli idoli (i nostri oggetti superflui, le nostre identificazioni maldestre), seguire i falsi profeti ( nel nostro caso ciò che ci promettono partiti e politici durante la campagna elettorale per strapparci un voto), eseguire pratiche magiche (la nostra ludopatia, il consumo di sostanze psicotrope, quei 13 milioni di Italiani che si affidano a cartomanti, guaritori, ecc.), mentire o bestemmiare (non ci accorgiamo nemmeno più se mentiamo, poiché non accettiamo alcuna verità se non quella che ci auto-fabbrichiamo) macellare animali e bere bevande fermentate (cosa c’è di male a barbecue innaffiati da birra? Solo i selvaggi lo pensano…), spaventare, ferire e uccidere uomini e animali (oggi una pratica quotidiana), sposare più di un coniuge e commettere adulterio (abbiamo da tempo costruito “leggi salvifiche”), omettere di soccorrere bisognosi ed afflitti (abituati a voltarci dall’altra parte o a insultarli per il solo fastidio visivo che ci offrono) e infine, rubare e ingannare (ma chi aveva detto che “la proprietà è anche un furto?”, solo un pazzo).
Così oggi pratichiamo il manicheismo dalla sola parte del MALE, quella che noi chiamiamo il BENE. Potremmo anche non esserne completamente consapevoli, perché raramente dedichiamo tempo a noi stessi o a riflettere, siamo da un secolo e più, abituati ad ascoltare la versione dei mass-media (un tempo si leggevano pure i giornali) che per natura sono contrapposti in schieramenti manichei in virtù della propaganda (economica, politica, sociale) che diffondono seguendo la linea editoriale di appartenenza.
Fino a due o tre generazioni fa, una linea guida della propria condizione sociale o di classe (termine desueto e cancellato dal tempo) poteva essere l’indicatore che collocava da una parte o dall’altra, ma oggi? Quale differenza (sostanziale e manichea) tra Kamala Harris e Trump? Tra Meloni e Salvini? Tra il terrorismo arabo e l’esercito israeliano? Tra la Russia e l’Ucraina? Soltanto quella creata ad hoc dai media per confondere e ideologizzare trascinandoci (senza alcuna etica o ragione) nello schieramento dell’uno o dell’altro, poiché Bene e Male sono compatibili e preferibili nel mercato globale della comunicazione. Quella stessa compatibilità che la tecnologia ci ha consegnato negli elettrodomestici, nelle automobili, nelle fonti energetiche, nei programmi del computer, nei cellulari ecc. Gli universali del nostro tempo che comunicano tra loro e che ci facilitano assediando la nostra mente.
Così ci sentiamo: assediati da una vita che siamo costretti a riempire di oggetti e di cose inutili, assediati dalle nostre paure a cui rispondiamo con atti violenti, assediati dal nostro egoismo nei confronti dell’Altro che identifichiamo come nemico, assediati dai conflitti di giganti così grandi da apparire invisibili, assediati da un abisso che ormai per consuetudine guardiamo spesso, per farcelo amico.
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