15 ottobre 1940: la Prima di Il grande dittatore di Charlie Chaplin

 

Il capolavoro satirico fu il primo film interamente sonoro di Chaplin e dimostrò il suo grande e incisivo impegno politico in un momento in cui il mondo era sull’orlo della distruzione.

La scena è familiare a tutti: Charlie Chaplin con i baffi squadrati, vestito in uniforme militare, gioca con un mappamondo di dimensioni comiche. Tre minuti e mezzo dopo, il palloncino scoppia, facendolo trasalire. Questa scena fa parte di uno dei film più problematici di Charlie Chaplin, intitolato Il Grande Dittatore, che fu proiettato per la prima volta a New York il 15 ottobre 1940.

Questo capolavoro satirico fu il primo film interamente sonoro di Chaplin e dimostrò il suo acuto commento politico in un momento in cui il mondo era sull’orlo della distruzione. Come audace critica ad Adolf Hitler e all’ascesa del fascismo, Il Grande Dittatore si colloca tra i film più coraggiosi della storia del cinema.

Conosciuto per i suoi film muti di grande successo e per il suo personaggio caratteristico, il Piccolo vagabondo o Charlo, Chaplin ha resistito per anni all’avvento del sonoro nel cinema. Anche nel suo Tempi moderni (1936), molto tempo dopo l’introduzione dei film “parlanti”, Chaplin scelse di ridurre al minimo i dialoghi e si affidò al suo caratteristico stile pantomimico. Il Grande Dittatore segnò una svolta significativa, con la leggenda del cinema britannico che abbracciò il suono, il dialogo e i monologhi. Chaplin era ora passato a una fase successiva del cinema, che trattava varie questioni socio-politiche del suo tempo.

Chaplin crea una satira pungente del totalitarismo, del fascismo e dell’antisemitismo.

Ne Il Grande Dittatore, Chaplin interpreta un doppio ruolo: un umile barbiere ebreo e Adenoid Hinkel, una vera e propria parodia di Adolf Hitler, sfruttando la sua consolidata somiglianza con il Führer. La trama ruota attorno al barbiere, che ha una straordinaria somiglianza con Hinkel, tanto che molti lo scambiano per il dittatore. Attraverso questo scambio di identità, Chaplin crea una satira pungente del totalitarismo, del fascismo e dell’antisemitismo. Il regime di Hinkel nella terra fittizia di Tommania è una rappresentazione diretta della Germania nazista e il film evidenzia l’assurdità e la brutalità di un regime dittatoriale.

Il ritratto di Hinkel è esagerato fino a diventare comico. Chaplin imita il modo di parlare e la kinesiologia di Hitler, mentre essenzialmente psicografa la paranoia e il ridicolo autoritarismo del leader del Terzo Reich. Il film presenta anche Napaloni, il leader del Paese fittizio dei Batteri, una parodia dell’Italia di Benito Mussolini, estendendo ulteriormente la critica del film all’autoritarismo.

Il discorso pronunciato al culmine del film era il discorso diretto di Chaplin al pubblico e rimane uno dei momenti cinematografici più emozionanti di tutti i tempi.

Forse il momento più memorabile de Il Grande Dittatore è il discorso finale di Chaplin, durante il quale, interpretando il ruolo di un barbiere che i presenti scambiano per Hinkel, lancia un appello appassionato alla pace, alla compassione e alla democrazia. “Tutti vogliamo aiutarci a vicenda. Gli esseri umani sono così. Vogliamo vivere della felicità degli altri, non dell’infelicità degli altri”. Questo discorso, pronunciato al culmine del film, era il discorso diretto di Chaplin al pubblico e rimane uno dei momenti cinematografici più commoventi di tutti i tempi.

L’uscita de Il Grande Dittatore nel 1940 fu una mossa coraggiosa. All’epoca, gli Stati Uniti erano ancora neutrali nella Seconda Guerra Mondiale e molte voci influenti di Hollywood esitavano a produrre film esplicitamente critici nei confronti della Germania nazista. La decisione di Chaplin di satireggiare Hitler e il regime nazista non era solo rischiosa, ma anche profondamente personale. Sebbene Chaplin stesso non fosse ebreo, era inorridito dalla persecuzione degli ebrei e dalla diffusione del fascismo in Europa.

Chaplin ammise in seguito che se avesse conosciuto la portata delle atrocità commesse dai nazisti, in particolare l’Olocausto, forse non avrebbe realizzato il film con lo stesso tono comico. In ogni caso, Il grande dittatore fu un indiscusso successo commerciale e ricevette cinque nomination agli Oscar, tra cui quella per il Miglior film e il Miglior attore per Chaplin. Ha consolidato la reputazione di Chaplin non solo come genio comico, ma anche come regista con valori morali. Ancora oggi, il film rimane una critica senza tempo al totalitarismo e all’intolleranza.

Fonte: Kathimerini.gr


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