Lo scontro delle civiltà, l’immigrazione e il ritorno dell’identità

 

Oggi, a quasi trent’anni dalla pubblicazione dello “Scontro delle civiltà”, è più che evidente che concetti come identità, ideopersonalità, coscienza culturale e valori religiosi sono tornati in modo dinamico, influenzando chiaramente l’ambiente politico internazionale. La posizione di Huntington secondo cui la ricerca dell’identità in un mondo globalizzato porterebbe le persone alla loro particolare cultura (assemblaggio culturale), che è principalmente determinata dalla loro religione, sembra essere confermata, soprattutto tra i musulmani.

Ma mentre la ricerca dell’identità ha causato un ritorno ai valori comuni e religiosi nella cultura islamica, cinese e in parte ortodossa, rafforzandone così la coesione interna, nel mondo occidentale questa ricerca ha portato alla frammentazione delle società. È qui che hanno portato l’accelerazione dei fenomeni culturali decadenti, il livellamento del diritto, la cultura nichilista della negazione e del risveglio, il relativismo culturale e la ricerca di “nuove identità” che non siano legate alle idee tradizionali o cristiane.

Le minoranze dinamiche con accesso alle strutture di potere impongono alla maggioranza sociale identità di gruppo specifiche sulla base del genere, dell’origine o dell’orientamento sessuale. Molti addirittura sostengono che tutto ciò “risvegli ricordi della condizione tardo romana”, con evidente declino e decadimento sociale.

Ciò che oggi è considerato indiscutibile è che le previsioni di Huntington sulla crescente competizione culturale dell’Occidente con la civiltà islamica e cinese, ma anche con la Russia ortodossa, sono una realtà che ha assunto anche caratteristiche belliche. Lo vediamo in Ucraina, Medio Oriente, Sudan, ecc. mentre nei Balcani il conflitto musulmano-ortodosso sembra per ora sopito, ma può scoppiare da un momento all’altro.