Giorno dell’incarnazione di Cristo e della divinizzazione dell’uomo

 

In questi giorni di ogni anno, nel tempo dell’inverno nella natura e nei cuori degli uomini, viene data una risposta — attraverso la rievocazione della Natività di Cristo il 25 dicembre — a coloro che mancano del calore dell’amore cristiano e non colgono lo spirito del Natale, commentando acutamente l’identità del neonato fatto (nella carne) dalla Vergine Maria e “di Spirito Santo”, secondo il Vangelo di Matteo.

A coloro che si interrogano essenzialmente su “basi logiche” (“basi di esperienza sociale”, come dicono loro) se il bambino in questione fosse un “Dio che si è fatto uomo” o un “fondatore di religione” o un “filosofo morale e riformatore sociale”. Interrogare i pensieri di persone ostili al cristianesimo. Persone cariche dal punto di vista scientifico e ideologico che sollevano dubbi attraverso i media ogni volta che si avvicinano le grandi feste del cristianesimo, per convincere la popolazione cristiana della Chiesa che la vita di Gesù era un mito senza basi storiche.

“Un mito tenuto forzatamente dalle finestre e dalle porte” — come si dice — “appeso ad alti e inospitali edifici moderni e tetri”... Qui abbiamo battute, cioè, che assomigliano a una parafilia scientifica intrisa della verità che si nasconde nell’allusiva (nella sua semplicità) domanda: “Che cosa celebriamo esattamente ancora nelle società occidentali il giorno di Natale?”.

La risposta a queste voci viene data ogni anno nel giorno del compleanno di Gesù (il Salvatore), il Messia “unto di Dio” (secondo la traduzione aramaica), il Cristo destinato come Dio-Uomo, inviato da Dio Padre come suo eletto, per cambiare il mondo in meglio. Santo, santificato dallo Spirito Santo in questo giorno. E anche se la sua discesa avviene subito dopo il battesimo di Gesù nelle acque del Giordano (Epifania). Questo perché la sinergia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo era la destinazione del “Re della creazione”.

Cioè la carità incarnata di Dio per la salvezza del mondo sulla base della certezza celeste: “Questo è il Figlio prediletto” (Mt 3,17; Mc 1,11; Lc 3,22) e “il Figlio di Dio” (Gv 1,34). Il giorno di Natale (la Natività di Gesù Cristo) è emblematico, essenzialmente, perché racchiude la stranezza del mistero dell’incarnazione divina. Paradosso perché mai prima d’ora, preistoricamente e storicamente, la legge naturale è stata infranta (attraverso la nascita di una creatura debole e creata).

Da sopprimere con la divinizzazione e l’incorruttibilità del bambino deperibile e mortale nato in una mangiatoia di cavalli a Betlemme di Galilea sotto il Cesare (romano) Ottaviano Augusto”, governatore della Siria di Cirene e della Galilea del tetrarca Erode Antipa (noto per il massacro dei neonati e la decapitazione di Giovanni Battista o Battista di Cristo), secondo l’evangelista Luca. 2,1-2.

Il neonato divino, la cui nascita fu predetta nel 750 a.C. dal profeta Michea (“E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei da meno tra i capi di Giuda, perché da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo Israele”, Vangelo di Matteo b 1-12).

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Il giorno di Natale

Quel giorno di Natale fu l’inizio della Nuova Alleanza negoziata tra Dio e l’uomo. Fu una svolta religiosa, morale, filosofica e storica che si trasmise alla cultura greco-cristiana e all’Occidente per cambiare il corso della storia in tutto il mondo. Parlo di svolta storica perché con l’incarnazione (miracolo eterno senza spiegazione naturale e fonte di attesa per trarre conforto), Cristo è diventato una persona storica con radici nella preistoria (secondo le testimonianze evangeliche del Nuovo Testamento), essendo diventato l’attesa dei Gentili fin dai tempi dei primi Salmi.

Dio, infatti, li ha scacciati dal Paradiso, ma ha dato loro la gioiosa promessa della venuta del suo “Figlio unigenito” (come l’evangelista Giovanni chiama Gesù), secondo la genealogia riportata da Matteo nel suo Vangelo (Genesi 2-15). Questo in risposta a chi sostiene che Gesù non è una persona reale, storica, ma un’idea, una… “situazione cristica” per chi vuole promuovere (attraverso la sua negazione) correnti filosofiche neo-epocali, eresie, religioni orientali, concetti allegorici che distorcono l’evidenza storica dei Vangeli e si oppongono arbitrariamente all’insegnamento cristiano presentando il mondo di verità di Gesù come un mondo pieno di contraddizioni.

Forse perché la maggior parte è influenzata dal filosofo tedesco Hegel (XVIII-XIX secolo) e dai suoi discepoli (Schopenhauer, Bauer, ecc.) che interpretavano la storicità di Cristo in modo simbolico, mentre altri protestanti dubbiosi — come Bultmann — sostenevano la necessità di “demitizzare” i Vangeli e il Nuovo Testamento…

Tutto questo è privo di senso e fuorviante, ovviamente, per i cristiani che danno per scontata la storicità di Cristo e quindi respingono — come sospette — le nozioni di alcune aree ideologiche (i vasi comunicanti delle correnti neo-epocali), che sostengono che “la sua storicità non è un elemento necessario per comprendere l’essenza della fede cristiana”.

Ciò è contraddetto dal Nuovo Testamento, dove Gesù è indicato come una persona storica specifica, nata e vissuta in un’epoca storica specifica (prima del 4 a.C. secondo i calcoli moderni e precisi) a Betlemme di Galilea e collegata ad altre persone ed eventi storici del suo tempo sulla base delle testimonianze dei santi evangelisti, ma anche delle predizioni dei grandi profeti dell’Antico Testamento sul tema della sua attesa venuta.

Venuta accompagnata da fenomeni soprannaturali (lode degli angeli [“Gloria a Dio nel più alto dei cieli”], adorazione dei pastori della regione e dei tre Magi (nominati in un manoscritto greco del 500 d.C. ad Alessandria: Belshazzar [re d’Arabia], Melchiorre di Persia e Kaspar dell’India] sotto la guida di una stella guida secondo la Bibbia. Si noti, tra l’altro, che la Bibbia non menziona i loro nomi e le loro origini. Solo l’evangelista Matteo fa riferimento ai loro “doni” al Cristo appena nato: oro, incenso (“libanos” nel linguaggio ellenistico) e mirra.

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La stella della nascita divina

Si noti anche che l’interpretazione secondo cui l’esistenza di una stella superluminosa nella notte della Divina Natività sia dovuta alla “congiunzione di pianeti” — Giove e Saturno o Giove e Venere — che brillano nel cielo come una stella più luminosa del resto degli astri, non è scientificamente sostenibile per molte ragioni. Sembra quindi più ragionevole, dalle interpretazioni “scientifiche”, quella della “potenza angelica” di San Teofilatto che condusse Pastori e Magi alla Grotta con la mangiatoia, dove giaceva il Cristo neonato, circondato dalla Vergine Maria, da Giuseppe e da due animali.

Un bue e un asino, in particolare (in adempimento della profezia del profeta Isaia), che gli offrivano il calore della loro presenza. Una presenza simbolica, naturalmente, nata secoli fa in Oriente (vedi la Siria del VI secolo a.C., ecc.). Una presenza che è stata simbolicamente “permanentizzata” nell’iconografia del IX secolo d.C. in risposta agli eretici e agli idolatri del tempo.

Questi dati ci portano a concludere che l’Incarnazione divina (un mistero simile a quello della Risurrezione di Cristo) non è solo un evento storico, ma anche un “grande mistero di pietà”, come lo definisce l’apostolo Paolo nella sua Prima Lettera a Timoteo. È il mistero della deificazione dell’uomo per la sua redenzione dal male (dolore, malvagità, mortalità…) e la sua salvezza. La sua salvezza attraverso la sostituzione dell’ingratitudine con l’amore, in modo da essere “fatto a immagine e somiglianza di Dio”. Il mistero di una Nascita unica nei secoli, che viene cantata nel “Canone di Natale” da Cosma il Melodista:

“Cristo è nato, gloriatevi; Cristo dal cielo, rispondete; Cristo sulla terra, esaltatevi; lodate il Signore, tutta la terra, e nell’allegria voi popoli, lodate il Signore per tutto ciò che è glorificato”.

Autrice: Kriniò Kalogeridou (pseudonimo letterario di Voula Iliadou) è nata a Kilkis (Grecia). Si è laureata presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Aristotele di Salonicco (Dipartimento di Studi Bizantini e Neoellenici).

Fonte: SLPress


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