Un labirinto dominato dall’aggressivo Minotauro, che in questo caso particolare è proporzionalmente l’onnivoro e implacabile sistema capitalistico globale, che, combinato con gli intensi estremi geopolitici di tensione e turbolenza per l’egemonia planetaria tra i poli globali, minaccia l’umanità e il pianeta stesso.
Le trionfali dichiarazioni di Trump negli Stati Uniti, che grazie al suo completo dominio del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, ancor prima di prestare giuramento come presidente, parlano di annessione del Canada, della Groenlandia e del Canale di Panama (o di qualsiasi altra cosa serva alle sue grandiose fantasie di una grande America), arrivano a suggellare dolorosamente la frantumazione della forza dei trattati internazionali e del già frammentato equilibrio globale, poiché rafforzano fortemente la narrativa nazista nelle relazioni internazionali sul Lebensraum.
E questo vale non solo per i poli emergenti con sistemi politici autoritari (Cina, Russia, ecc.) e per altre potenze regionali (vedi la Turchia), ma anche per la potenza egemonica globale, fino a pochi anni fa indiscussa, degli Stati Uniti e fino ad oggi potenza leader del mondo occidentale.
In questo caotico contesto globale, non è un caso che i feudatari globali del denaro, che erano stati sfiduciosamente favoriti dalla precedente globalizzazione neoliberale, appaiano oggi come i suoi onorevoli antisistemici, rafforzando in modo palese e provocatorio le forze populiste di estrema destra in tutto il mondo occidentale, minacciando di schiacciare ogni residuo di legittimità democratica e di conquiste sociali collettive nel mondo occidentale, ovvero ciò che la precedente lobotomia neoliberista sotto una veste democratica non è riuscita a minare.
Gli interventi diretti di Elon Musk nella politica interna di Germania e Gran Bretagna, con l’unico obiettivo di rafforzare le forze di estrema destra in arrivo, anche quelle di matrice nazista (Germania), sarebbero forse stati una barzelletta politica in un altro periodo, se non fosse per l’esplosiva corrente sotterranea della confluenza dei signori feudali del denaro globale e della loro completa identificazione e sottomissione alla strategia di Trump, che minaccia di smantellare i rimanenti contrappesi della rappresentanza popolare negli Stati Uniti e poi, come passo successivo, in Europa.
Un sistema famelico
Queste condizioni caotiche e da incubo che stanno assumendo la forma della normalità e della vita quotidiana del pianeta non sono né condizioni meteorologiche né fenomeni naturali. Al contrario, sono il risultato della costante mutazione del capitalismo globale, che sta assumendo sempre più le caratteristiche di uno “zombie”, come ha brillantemente descritto il grande marxista inglese Chris Harman, che nel suo libro “Zombie Capitalism” ha descritto questo carattere vorace:
“Il capitalismo era ed è un sistema olopoetico — ‘totalitario’ in un modo che nessun modo di produzione precedente è stato, costringendo il mondo intero a danzare ai ritmi frenetici della competizione e dell’accumulazione”.
“Ma mentre procede in questo processo di integrazione, il sistema nel suo complesso reagisce costantemente ai processi separati da cui dipende. Il conflitto tra i capitali costringe ciascuno di essi ad accumulare in modo da produrre una pressione al ribasso sui tassi di profitto per tutti. Impedisce a ciascuno di essi di essere immobilizzato, anche se occasionalmente è consapevole della devastazione che provoca. È un sistema che crea distruzione periodica per tutti coloro che vivono al suo interno, un ibrido terrificante tra il mostro di Frankenstein e Dracula, una creazione umana che è andata fuori controllo e sopravvive divorando il sangue vivificante dei suoi creatori”.
Se a ciò si aggiungono gli sconvolgimenti geopolitici che sono iniziati e continuano oggi con particolare intensità a causa dell’“autunno dell’egemonia americana”, circa vent’anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la disastrosa Pax Americana che ne è conseguita, si può cogliere il grande quadro caotico attuale, che assomiglia al labirinto in cui è entrata l’umanità, senza nemmeno la prospettiva dell’esistenza di Teseo per sconfiggere il Minotauro, un ruolo che potrebbe essere svolto solo dall’UE, con la sua tradizione e il suo acquis europeo, se avesse la fortuna di avere delle leadership politiche serie, che sono drammaticamente assenti, ma anche un forte movimento democratico e popolare, che purtroppo presenta l’immagine di una massa manipolabile.
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Il quadro generale
Per comprendere questo quadro generale, che è anche la spiegazione delle attuali mostruosità della scena internazionale e delle prossime maggiori e più pericolose tensioni, che l’umanità rischia di affrontare nel contesto del periodo dell’“autunno dell’egemonia americana”, è sufficiente fare riferimento al lavoro dei grandi pensatori Immanuel Wallerstein e Giovanni Arrighi, che hanno sviluppato la Teoria del Sistema-mondo. Secondo questa teoria, il sistema internazionale è gestito di volta in volta da una potenza egemone che impone regole all’economia, alla diplomazia, alla politica, alla cultura e alla guerra.
Essa agisce come principio organizzatore del sistema-mondo sulla base di un particolare paradigma sociale e politico, fornendo al contempo governabilità all’intero sistema. L’evoluzione del sistema transnazionale ha il carattere di un processo ciclico di ascesa e caduta degli Stati egemoni, un processo in cui il centro si sposta all’interno del cosmo capitalista.
In ognuna di queste fasi, il ciclo di dominio del capitale finanziario segna il cosiddetto “autunno” dell’egemonia in questione, cioè il periodo dell’inizio della sua fine. L’“autunno” di ogni egemonia segna l’inizio di un lungo periodo di grande instabilità e di intensificazione della concorrenza. È questa la fase in cui ci troviamo oggi rispetto alla precedente egemonia planetaria americana.
In particolare, Giovanni Arrighi nel suo libro “Il Lungo XX secolo” fa riferimento al movimento del pendolo tra un ciclo produttivo virtuoso e uno finanziario vizioso come elemento dominante nell’evoluzione del sistema capitalistico dal XV secolo a oggi. Questo movimento critico si colloca all’interno di cicli più ampi di egemonia sul sistema globale (città-stato italiane 1400-1600, Paesi Bassi 1600-1800, Gran Bretagna 1800-1940 e Stati Uniti 1940-2000). In ognuna di queste fasi, il ciclo di dominio del capitale finanziario segna il cosiddetto “autunno” della rispettiva egemonia, cioè il periodo dell’inizio della sua fine. L’autunno di ciascuna egemonia segna l’inizio di un lungo periodo di grande instabilità e di intensificazione della concorrenza.
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Il cambio di dominatore avviene con la guerra
Così, ogni spostamento del centro e ogni nuova concentrazione di potere nel nuovo Stato egemone è stata convalidata e completata dopo lunghe guerre. La Guerra dei Trent’anni (1618-1648) ha stabilito l’egemonia olandese, le Guerre napoleoniche (1792-1815) hanno stabilito l’egemonia britannica e le due Guerre mondiali (1914-1945) hanno stabilito l’egemonia degli Stati Uniti.
L’egemonia planetaria americana, iniziata nel 1945 e culminata nel 1989, dopo il crollo dell’URSS, attraverso il tentativo di imporre l’ideologia neoliberista a livello globale e la formulazione delle teorie della “fine dell’ideologia” e della “fine della storia umana”, è giunta al termine. La globalizzazione neoliberale, che hanno imposto come vincitori nel 1989, è stata il “cavallo di Troia” della loro autocontraddizione.
In particolare, in quanto potenza organizzatrice del mondo all’epoca, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali, per servire gli interessi soprattutto del capitale finanziario, hanno proceduto a smantellare completamente il controllo della circolazione dei capitali a livello globale e ad abolire i confini e i controlli nazionali, dando così un forte impulso all’internazionalizzazione del capitalismo.
La conseguenza è stata la completa liberalizzazione dei mercati, la trasformazione della Cina in una fabbrica capitalistica planetaria, la forte ascesa produttiva di altri Paesi come l’India, cioè al di là dell’Occidente, che fino a quel momento era stato all’avanguardia. Già oggi studiosi seri ritengono che l’attuale fase della globalizzazione sia l’ultima di un lungo periodo di indiscussa egemonia occidentale, associata all’emergere del capitalismo.
Crepe nell’egemonia planetaria
Queste circostanze hanno determinato importanti “crepe” nella questione dell’egemonia planetaria. L’emergere di un nuovo sistema globale multi-polare, ancora in formazione dinamica, è dovuto al graduale declino e alla caduta degli Stati Uniti dal 2010. In questo nuovo contesto fluido, possiamo già osservare l’esercizio di politiche autonome non solo da parte dei grandi poli globali (Cina, Russia, India), ma anche da “attori” regionali intermedi come Turchia, Iran, ecc.
La causa principale del declino degli Stati Uniti è dovuta al loro obiettivo politico di far prevalere la globalizzazione neoliberista attraverso la creazione di istituzioni sovranazionali, ma anche al loro intervento militare e politico diretto in tutte le parti del mondo con il pretesto dell’espansione della democrazia in tutto il pianeta. Questa arroganza, tuttavia, da vincitori della Guerra Fredda, si è trasformata in un boomerang, poiché il risultato di queste scelte dell’élite americana è stato, da un lato, l’insorgere di enormi problemi economici (immenso debito pubblico e una base produttiva problematica) e, dall’altro, la creazione di un nuovo disordine (Ucraina, Medio Oriente, Africa, Libia, Afghanistan, ecc.).
Il risultato è la loro graduale ma visibile regressione, che ha assunto le caratteristiche di un progetto politico sotto Trump con il suo slogan First America, sia nel periodo 2016-2020 sia nelle recenti elezioni che sono state la sua narrazione politica dominante.
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Teseo nel labirinto…
Il suo tentativo di evitare questo ulteriore declino e decadenza lo porta alle dichiarazioni aggressive di cui sopra sull’annessione di Stati e su una guerra commerciale globale generalizzata contro chiunque non si sottometta, che è destinata ad aumentare ulteriormente gli scontri e le tensioni globali. È quanto ha previsto il grande pensatore greco Panagiotis Kondylis nel suo libro “Dal XX al XXI secolo: intersezioni nella politica planetaria intorno all’anno 2000”, il quale ha sottolineato che la competizione per l’egemonia planetaria sarà più acuta e feroce, con conseguenze imprevedibili per l’umanità e il pianeta.
Infine, per quanto riguarda il futuro, è importante anche il punto di vista di Wallerstein, il quale, valutando che la Cina in ascesa non ha le condizioni per emergere come nuovo centro egemonico nella suddetta sequenza precedente, considera il crollo del sistema mondiale capitalista una certezza, con possibilità condivise che la crisi attuale sfoci o in un altro sistema mondiale più equo o in una distopia planetaria post-capitalista.
Purtroppo, le condizioni che si sono create portano matematicamente al secondo caso, con l’unico contrappeso della possibile reazione dei popoli e della creazione di un grande movimento mondiale democratico e neo-illuminato, che svolgerà il ruolo di Teseo contro il Minotauro che minaccia l’umanità.
Autore: Giorgos Papasimos è nato a Kefalovryso, Trikala (Grecia), il 21 ottobre 1960, da una famiglia di contadini. Ha studiato legge all’Università di Atene. È avvocato presso la Corte Suprema Greca (Areios Pagos).
Fonte: SLPress
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