La questione non è nuova, da molto tempo si ritiene, negli ambienti dove si decide il futuro della pace e il vivere sereno di intere comunità di persone, che l’implosione della Bosnia-Erzegovina sia solo questione di ore. Questo Stato “fabbricato” da zero come prodotto di scarto e disprezzo della onnipresente e “illuminata di valori democratici” diplomazia americana, non può conciliare il riavvicinamento di comunità lontane tra loro dalla loro storia recente, travagliata e piena di odio, violenza e vendetta.
Lo stesso vale per gli equilibri della regione con la Repubblica del Kosovo, questa provincia serba che vuole essere uno Stato e non è riconosciuta da tutta la comunità internazionale, una repubblica dal passato “sulfureo”, sede della più grande ed ermeticamente chiusa base americana fuori dal territorio USA.
È chiaro a tutte le persone di mente sana che la costruzione della Bosnia-Erzegovina è illogica. Perché formare uno stato con tre comunità, serba, croata e bosniaca, quando sarebbe stato molto più semplice lasciare la comunità croata e il suo territorio in Croazia, e lo stesso per la comunità serba?
Per ora il rischio di conflitto esiste davvero, un conflitto che supererebbe sicuramente la comprensione dei tecnocrati di Bruxelles dove l’influenza, anche l’implicazione di Mosca e Ankara non è da ignorare, ma da prendere seriamente in considerazione.