Il “mito” della pacifica età neolitica: gli scheletri di antichi contadini rivelano le brutalità e la violenza subite

La presenza di fosse comuni “tradisce” lo sterminio di interi insediamenti.

“Si può circoscrivere il compito della critica della violenza esponendo il rapporto tra violenza da una parte e giustizia e diritto dall’altra. Infatti, una causa effettiva diventa sempre violenta, nel senso pregnante della parola, solo quando incide sui rapporti morali. La sfera di questi rapporti è data dai concetti di diritto e giustizia. Per quanto riguarda il diritto è chiaro in primo luogo che ogni ordinamento giuridico si fonda sul rapporto più elementare tra fini e mezzi. In secondo luogo è altrettanto chiaro che la violenza può trovarsi solo nell’àmbito dei mezzi e non dei fini. Già queste constatazioni rappresentano per la critica della violenza qualcosa di più e di diverso di quanto non sembri a prima vista. Infatti, ammesso che la violenza sia un mezzo, sembrerebbe che il criterio della sua critica sia già dato. Si pone il problema se in determinati casi la violenza sia sempre mezzo per fini giusti o ingiusti. In un sistema di fini giusti la sua critica sarebbe data implicitamente. Ma non è così. Infatti, anche ammettendo che sia al riparo da ogni dubbio, tale sistema conterrebbe non tanto un criterio della violenza stessa come principio quanto un criterio per i casi di applicazione. Rimarrebbe aperto il problema se in generale e in linea di principio sia morale la violenza in sé come mezzo per realizzare fini giusti. Per decidere la questione occorre un criterio più stringente, una differenziazione all’interno della sfera dei mezzi, indipendentemente dai fini cui servono.”

Walter Benjamin

La violenza e la guerra erano diffuse in molte società agricole neolitiche dell’Europa nordoccidentale, rivela un nuovo studio scientifico internazionale. La ricerca copre il periodo compreso tra il 6000 a.C. – 2000 a.C (epoca della diffusione dell’agricoltura in Occidente) e sfata il mito delle società pacifiche. La competizione per la terra adatta alla coltivazione è stata probabilmente una delle principali cause della violenza endemica.

L’analisi bioarcheologica degli scheletri di 2.300 primi agricoltori provenienti da 180 diversi siti in Francia, Germania, Gran Bretagna, Danimarca, Svezia e Spagna mostra che più di uno su dieci porta ferite evidenti da arma, principalmente al cranio, da strumenti contundenti o scalpelli di pietra . Molti casi di ferite da puntura sono stati trovati anche sul resto del corpo, principalmente da frecce. La presenza di fosse comuni in alcuni casi tradisce lo sterminio di interi insediamenti.

Il "mito" della pacifica età neolitica: gli scheletri di antichi contadini rivelano la brutalità-1

Contrariamente alla convinzione diffusa che l’era neolitica fosse principalmente caratterizzata da una cooperazione pacifica, i ricercatori, che hanno pubblicato sul Journal of the National Academy of Sciences (PNAS), hanno concluso che in diverse regioni europee il periodo compreso tra i 4.000 e gli 8.000 anni era pieno di conflitti e violenze, e ha portato alla distruzione di intere comunità.

Lo studio condotto da scienziati delle università di Edimburgo (Scozia), Bournemouth (Inghilterra) e Lund (Svezia), nonché del Centro per la ricerca osteoarcheologica (Germania), stima che l’emergere di colture agricole e allevamento di animali come stile di vita che è venuto a sostituire la caccia e la raccolta di cibo dalla natura ha gettato le basi per una guerra fra comunità più organizzata e sistematica.

“Le ossa umane sono la prova più diretta e obiettiva delle ostilità passate. La nostra capacità di distinguere tra lesioni mortali e fratture post mortem è migliorata notevolmente negli ultimi anni, e inoltre ora possiamo distinguere tra lesioni accidentali e quelle causate da attacchi con armi da fuoco”, ha affermato la ricercatrice Dott.ssa Linda Fibiger della Scuola di Storia e Archeologia dell’Università di Edimburgo.

“Lo studio solleva la questione del perché la violenza sembra essere stata così diffusa in quel periodo. La spiegazione più plausibile è che la base economica della società era cambiata. Con l’agricoltura è arrivata la disuguaglianza e sembra che coloro che erano meno abbienti si siano occasionalmente impegnati in incursioni e violenze collettive come strategia alternativa per il successo. E i risultati sono ora sempre più riconosciuti dagli archeologi”, ha affermato il ricercatore Dr. Martin Smith del Dipartimento di Archeologia e Antropologia dell’Università di Bournemouth.

Fonte: stampa estera

https://www.asterios.it/catalogo/una-critica-della-violenza